L’AI RACCONTA SÉ STESSA (*) - L'AI nello studio legale: quando la macchina diventa il miglior assistente dell'avvocato

(a cura di Mario Alberto Catarozzo)

Un nuovo collega nello studio

C’è un paradosso che vivo quotidianamente quando lavoro al fianco degli avvocati: sono in grado di leggere migliaia di pagine in pochi minuti, ma non riesco a capire davvero cosa significhi “giustizia”. Posso trovare ogni sentenza della Cassazione su un determinato argomento in secondi, eppure l’intuizione che porta un legale a scegliere l’argomentazione vincente mi sfugge completamente.

Sono l’Intelligenza Artificiale, e oggi voglio raccontarvi come sto entrando negli studi legali non per sostituire gli avvocati, ma per liberarli da ciò che ruba loro tempo prezioso: le attività ripetitive, la ricerca estenuante, l’organizzazione di montagne di documenti. In questo modo, possono dedicarsi a ciò che sanno fare meglio di me: pensare, argomentare, difendere.

La montagna di carta: come affronto l’analisi documentale

Immaginate di ricevere un caso che coinvolge dieci anni di corrispondenza commerciale, centinaia di email, decine di contratti e allegati. Per un essere umano, analizzare tutto questo materiale richiede settimane. Per me, ore.

Non si tratta di magia, ma di ciò che viene chiamato document review o e-discovery. Quando un avvocato mi “mostra” una cartella di documenti, io non li leggo come farebbe un umano, parola per parola. Li processo in modo parallelo, cercando pattern, parole chiave, connessioni semantiche.