La tassazione dei redditi dell’attività agricola non avviene esclusivamente sulla base del reddito catastale

di Gianfranco Antico

È diffusa opinione che nei confronti di chi svolge attività agricole il reddito tassabile sia solo quello figurativo, risultante dalle risultanze catastali, e non quello effettivamente ricavato, così che sarebbe precluso all’Ufficio fiscale di utilizzare metodi di accertamento dell’imponibile di natura sintetica od induttiva, esperibili normalmente verso gli altri contribuenti.

In realtà, il metodo di tassazione figurativo si configura non già come l’unica regola alla cui stregua censire la redditualità generale del coltivatore diretto, che invece ne fruisce nella più circoscritta area di determinazione dei soli redditi, appunto agrari e dominicali.

L’imprenditore agricolo consegue reddito agrario, determinato su base catastale, dall’esercizio dell’attività di allevamento entro i limiti di cui all’articolo 32, comma 2, lett.b), del T.U 917/86. Oltre tali limiti, per la parte eccedente, costituisce reddito d’impresa, determinato forfetariamente ex articolo 56, comma 5, del T.U 917/86, fatta sempre salva l’opzione per la determinazione del reddito con modalità ordinarie. Alla luce di ciò, pertanto, non è precluso all’Amministrazione finanziaria l’utilizzo, anche nei confronti del contribuente agricolo, di forme di accertamento che conseguano alla rilevazione di indici di una capacità patrimoniale (Cass.n.3230/2024, Cass. n.3260/2019 e Cass.n.34704/2019 e antecedentemente Cass.sent.n.10385/2009) non coordinabile con il reddito denunciato. E sicuramente all’agricoltore non può risultare sufficiente ad integrare una idonea prova contraria la mera produzione di dichiarazioni dei familiari - oppure più in generale di terzi interessati - evocatrici di provviste finanziarie a sostegno delle “spese” contestate.