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Fisco

La “razionalizzazione” che abolisce la rateizzazione delle plusvalenze (quasi del tutto)

di Simona Baseggio e Barbara Marini

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dic 23, 2025
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Nell’ambito del disegno di legge di bilancio per il 2026, l’articolo 15 approvato dalla 5ª Commissione del Senato reca un titolo impegnativo: “Razionalizzazione della disciplina in materia di rateizzazione per la tassazione delle plusvalenze relative a beni strumentali”.

La previsione viene approvata oggi dal Senato.

L’intitolazione nel ddl evoca(va) promesse di ordine sistematico e coerenza redistributiva, ma, alla prova dei fatti, finisce per coincidere con una drastica eliminazione del meccanismo rateale per la quasi totalità delle fattispecie precedentemente ammesse. E dire che la versione iniziale del testo, quella governativa, conteneva ancora una forma di dilazione – seppur ridotta a tre anni – per i beni materiali e per le immobilizzazioni finanziarie non PEX, a condizione di un possesso quinquennale. Il legislatore, tuttavia, ha scelto di compiere un passo ulteriore, eliminando del tutto ogni possibilità di rateizzazione per queste tipologie di asset.

La versione finale dell’articolo interviene infatti sul comma 4 dell’articolo 86 del TUIR, riscrivendone i contenuti in senso ancora più restrittivo: la rateizzazione delle plusvalenze sopravvive unicamente per le cessioni d’azienda o di ramo d’azienda, a condizione che l’elemento ceduto sia stato posseduto per almeno tre anni. In tal caso, il contribuente potrà continuare a optare per la tassazione in quote costanti nell’esercizio di realizzo e nei quattro successivi.

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