La raccolta fondi nel Terzo Settore: responsabilità, opportunità e obblighi nella nuova stagione del CTS e attenzione alla fiscalità!
di Pamela Rinci
Gli Enti del Terzo Settore (ETS) stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella costruzione di comunità solidali, capaci di affrontare bisogni sociali e culturali in modo capillare e responsabile. Per svolgere queste attività di interesse generale in modo efficace, la raccolta fondi rappresenta uno strumento strategico, ma anche una materia che richiede attenzione e rispetto delle regole stabilite dal Codice del Terzo Settore (DLgs 117/2017, CTS).
Raccolta fondi: quadro civilistico e fiscale
L’articolo 7 del CTS consente agli ETS di organizzare raccolte fondi pubbliche o private, occasionali o continuative, al fine di finanziare le proprie attività istituzionali. Tali attività comprendono donazioni, lasciti, erogazioni liberali e iniziative di marketing sociale, con la condizione imprescindibile che siano svolte con trasparenza e correttezza verso i donatori e i sostenitori.
Ad esempio, un'associazione culturale che organizza un concerto benefico per raccogliere fondi destinati al restauro di un monumento storico locale, deve assicurarsi che tutte le donazioni siano tracciabili e che i donatori siano informati su come verranno utilizzati i fondi raccolti.
Dal punto di vista fiscale, l’articolo 79 CTS, in combinato con l’articolo 143, co. 3, lett. a) Tuir, stabilisce che le somme derivanti da raccolte pubbliche occasionali di fondi, in concomitanza con celebrazioni o ricorrenze, non concorrono a formare il reddito imponibile dell’ente, rappresentando un’importante agevolazione per gli ETS non commerciali. Ad esempio, un’associazione che organizza un evento culturale in occasione della Giornata della Memoria, raccogliendo fondi tramite la distribuzione di piccoli gadget simbolici, potrà godere di questa esenzione, purché rispetti tutte le condizioni di legge!
Le raccolte continuative, invece, sono attività di raccolta fondi che si svolgono in modo regolare e continuativo nel tempo. Queste raccolte possono comportare la cessione di beni o servizi dietro corrispettivo e rientrano nelle attività commerciali dell'ETS. Di conseguenza, le somme raccolte in queste occasioni possono concorrere alla formazione del reddito imponibile dell'ente e soggette a obblighi IVA e contabili.
L’obbligo degli schemi di rendicontazione: DM 5 luglio 2019
Con il DM 5 luglio 2019, il legislatore ha introdotto l’obbligo per gli ETS di redigere un apposito rendiconto specifico per le raccolte fondi occasionali, disciplinandone contenuti e struttura. Gli ETS che effettuano raccolte fondi occasionali devono compilare, entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio in cui si è svolta la raccolta, il rendiconto che includa:
le entrate raccolte suddivise per tipologia,
le spese sostenute per l’organizzazione dell’evento o della campagna,
l’utilizzo delle somme raccolte,
una relazione illustrativa delle modalità di svolgimento della raccolta e dell’impiego delle risorse.
Questo rendiconto deve essere allegato al bilancio dell’ETS e pubblicato, per gli enti obbligati, sul sito internet o sul portale istituzionale del RUNTS, garantendo la massima trasparenza verso i donatori e la comunità.
Ad esempio, un ETS che ha effettuato nel 2024 tre eventi occasionali di raccolta fondi dovrà compilare un rendiconto distinto per ciascun evento, allegarlo al bilancio e conservarlo per eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate o degli organi di controllo del RUNTS.
Le raccolte continuative e le sponsorizzazioni
Mentre le raccolte occasionali possono beneficiare delle agevolazioni fiscali sopra indicate, le raccolte continuative e le attività di raccolta fondi che comportano una cessione di beni o servizi dietro corrispettivo in modo non occasionale rientrano nelle attività commerciali e concorrono alla formazione del reddito imponibile dell’ETS, con obblighi IVA e contabili. Nel caso di sponsorizzazioni da parte di imprese, queste operazioni costituiscono per l’ETS attività commerciale, imponibile ai fini delle imposte dirette e IVA. È quindi necessario che l’ente distingua correttamente le entrate derivanti da sponsorizzazioni rispetto alle erogazioni liberali per beneficiare delle rispettive agevolazioni.
Cause related marketing: opportunità e criticità
Il cause related marketing (CRM) rappresenta un’ulteriore opportunità di collaborazione tra ETS e imprese, attraverso la quale viene legata la vendita di un prodotto o servizio alla donazione a favore di un ETS. Anche in questo caso è fondamentale verificare se l’utilizzo del logo o del nome dell’ente comporti una controprestazione in favore dell’impresa: in tal caso, si tratta di attività commerciale, con relativa tassazione. Qualora invece l’iniziativa rientri in una raccolta fondi occasionale senza controprestazione diretta, è possibile fruire delle esenzioni previste dalla normativa.
Ad esempio, un'azienda che decide di donare una percentuale delle vendite di un prodotto specifico a un ETS per un periodo limitato, deve chiarire se l'uso del logo dell'ETS comporta una controprestazione. Se sì, l'operazione sarà soggetta a tassazione; se no, potrà beneficiare delle esenzioni.
Le responsabilità dell’ETS nella raccolta fondi
Gli ETS devono gestire le raccolte fondi con responsabilità e consapevolezza, garantendo:
la tracciabilità delle somme ricevute,
l’adozione degli schemi di rendicontazione obbligatori,
la trasparenza verso la comunità e i donatori,
la distinzione tra attività istituzionali e attività commerciali,
l’adozione di buone pratiche gestionali non rappresenta un mero adempimento formale, ma uno strumento per rafforzare la fiducia dei sostenitori e consolidare l’immagine dell’ente.
Conclusione: un futuro consapevole per il Terzo Settore
La raccolta fondi rappresenta un pilastro di sostenibilità per gli ETS, ma richiede preparazione, consapevolezza normativa e cura nella gestione. Adeguarsi alle previsioni del Codice del Terzo Settore e al DM 5 luglio 2019 significa costruire un futuro più solido per il proprio ente, potenziare la fiducia dei donatori e garantire che ogni risorsa raccolta sia utilizzata in modo trasparente e conforme alla missione sociale dell’organizzazione.
Il futuro del Terzo Settore passa attraverso la competenza, la trasparenza e la capacità di comunicare in modo chiaro il valore generato per la comunità.