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La parola “fiscale” dell’anno: CONCORDARE - LE PAROLE DI BLAST

di Annalisa Cazzato

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Blast
dic 31, 2025
∙ A pagamento

Se dovessimo scegliere la parola “fiscale” dell’anno, questa sarebbe, senza ombra di dubbio, “concordare”, verbo che, anche fuori dall’ambito tributario, presenta una serie interessante di sfaccettature sia nella sua dimensione etimologica che, soprattutto, nella sua scomposizione filologica.

In un mondo fiscale che corre superveloce, sul finire di quest’anno intenso, è il caso di recuperare il senso del tempo attraverso “quella onorevole arte che esige dal suo cultore soprattutto una cosa, trarsi da parte, lasciarsi tempo, divenire silenzioso, divenire lento, essendo un’arte e una perizia da orafi della parola, che deve compiere un finissimo attento lavoro e non raggiunge nulla se non lo raggiunge lento” (Nietzsche).

Dal latino “concordare”, la parola, etimologicamente, unisce la locuzione “cum” (insieme) al sostantivo “corde” (da cor-cordis, che significa tanto “cuore” quanto “senno, buon senso”) e indica, in una prospettiva romantica, l’arte dell’avvicinamento dei cuori o, meno poeticamente, dei senni.

Spunti molto interessanti provengono anche dalla ricostruzione accurata del significato che la parola può assumere in diversi contesti.

Sfogliando il dizionario italiano, il verbo concordare, pur mantenendo una sua sostanziale monoliticità, assume divere nuances. In primo luogo, esiste una dimensione statica, propria del verbo nella sua forma intransitiva, che indica la situazione dell’essere o del trovarsi d’accordo ed una dimensione dinamica, propria del verbo nella sua forma transitiva, che esprime l’atto del cercare un comune accordo su qualcosa.

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