La nuova politica commerciale USA: scenari ed impatti per le imprese nazionali. Cosa succede e cosa (forse) succederà
di Ettore Sbandi
Nella seconda amministrazione Trump i dazi rappresentano un punto centrale, oggetto di una politica che, da un lato, in termini di obiettivi, si presenta sicura e netta, mentre, dall’altro, sulla fase esecutiva, reca ancora oggi ampi margini di incertezza, soprattutto in questa fase di stallo e sospensione dove sono in vigore misure comunque molto restrittive, ma molte altre ancora, più dure, risultano congelate.
Si tratta, in ogni caso, di una politica che si presenta come elemento, per così dire, game changer, perché essa è in grado di impattare sui consumi americani ed al contempo, indirettamente, costringe le imprese esportatrici a misurarsi con queste nuove tariffe, cercando a loro volta di minimizzarne l’impatto in favore del consumo USA, oppure ad investire in differenziati approvvigionamenti o mercati di sbocco.
Già a partire da febbraio 2025, gli USA avevano imposto tariffe supplementari su alcuni prodotti originari del Canada, Messico e Cina, per poi estendersi ai prodotti globali di acciaio ed alluminio ed a taluni loro derivati; ma sono le misure dello scorso 2 aprile a rappresentare il pacchetto tariffario di gran lunga più ampio, coinvolgendo oltre 100 Paesi, tra cui l’Unione europea, con misure daziarie elevatissime, oggi sospese fino a luglio e rappresentanti la vera incognita. Non accade lo stesso per i beni di origine cinese, da ovunque essi siano spediti, giacché questi beni, oltre a misure daziarie generali già in essere e risalenti al 2018, scontano oggi un dazio pari al 125 per cento.
Lo schema delle misure è tuttavia molto complesso e vede alcune disposizioni già oggi in vigore ed altre, come detto, congelate, in attesa di sviluppi, analisi, relazioni e negoziati in questi giorni in corso.
Le tariffe imposte da Trump sono in taluni casi orizzontali ed in altri differenziate in base al Paese di origine dei beni importati negli USA. Nello specifico, possono essere classificate in due categorie.
Dazi base del 10 per cento: a partire dal 5 aprile 2025, a tutte le importazioni negli Stati Uniti verrà applicato un dazio addizionale ad valorem del 10 per cento;
Dazi personalizzati: a partire dal 9 aprile 2025 (ma oggi la misura è congelata), saranno applicate aliquote daziarie ad valorem specifiche per Paese, in luogo della tariffa standard.
Sono però previste deroghe a quest’ultimo regime speciale, oggi congelato, tra le quali si citano le seguenti: i beni e prodotti derivati di acciaio e alluminio già soggetti ai dazi della c.d. Section 232 (25 per cento), le automobili e le parti delle stesse già soggette ai dazi della c.d. Section 232 (25 per cento), il rame, i prodotti farmaceutici, i semiconduttori, gli articoli in legno, alcuni minerali critici ed energia e prodotti energetici.
Queste scosse allo status quo globale, sovrinteso in ambito WTO, hanno visto risposte immediate da parte dei maggiori partner commerciali degli USA. In particolare, si segnala l’adozione, lo scorso 14 aprile, del Reg. 778/2025, contestualmente sospeso per dare spazio ai negoziati in corso, dove tornano, in forma riaggregata ed aggiornata, molte misure daziarie destinate alle merci USA in importazione nell’Unione Europea, con dazi fissi di base del 25 per cento.
Nell’incertezza del periodo attuale è comunque necessario che le aziende promuovano un’attenta analisi della propria filiera produttiva, al fine di valutare l’adozione di azioni mirate per mitigare l’impatto delle politiche commerciali sui propri flussi internazionali, procedendo anzitutto alla mappatura dei Paesi di sourcing e dei mercati di destinazione, in quanto è estremamente probabile che il sistema poggerà su forme di rigore daziario, comunque, peggiorative rispetto agli scorsi decenni.
Sulla pianificazione doganale e, dunque, sul lato tecnico, l’azione dovrebbe essere immediata, almeno sulle direttrici tradizionali:
(i) classifica doganale, che determina l’aliquota da applicare in base alla categoria merceologica secondo il sistema armonizzato (SA);
(ii) valore doganale, poiché il dazio è tipicamente calcolato sul valore della transazione commerciale;
(iii) origine, che può determinare riduzioni o aggravi tariffari – si pensi ad esempio alle misure di politica commerciale o agli accordi di libero scambio;
(iv) regimi speciali, che consentono di differire o evitare il pagamento dei dazi a fronte di beni destinati ad essere riesportati o comunque non destinati al consumo nel territorio del Paese di importazione.