Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riconosce alla formazione aziendale, all’interno dell’ambito più ampio delle politiche per il lavoro, un ruolo centrale. Gli investimenti destinati infatti a progetti finalizzati a promuovere e migliorare le competenze dei dipendenti e a rendere le imprese più competitive sembrano aumentare progressivamente. Si parla di fondi complessivi pari a più di 6 miliardi di euro.
Facciamo un esempio. Fondo Nuove Competenze – Terza Edizione (2025): 730 milioni destinati a promuovere lo sviluppo di competenze legate al digitale e alla sostenibilità, attraverso contributi che vanno a coprire dal 60 al 100% il costo orario dei lavoratori. Il Fondo comprende, oltre alla formazione della forza lavoro attiva, anche quella rivolta a disoccupati preselezionati per una futura assunzione.
In che modo queste risorse vengono investite e quale lo scenario attuale?
· Formazione finanziata: un paradosso che è ormai diventato l’espediente per rispondere a esigenze che spesso nulla hanno a che fare con gli obiettivi dichiarati.
· Quasi tutti gli interventi formativi in azienda vengono attuati mediante fondi pubblici, senza i quali non sarebbero neanche pensati.
· L’elevato numero di standard di qualità da rispettare impone il primato della forma sulla sostanza. Il risultato è una quantità enorme di realtà, tra società di formazione, scuole o enti di dubbia credibilità, che tutto promuovono tranne la qualità e quei criteri che dovrebbero essere sinonimo di professionalità, non sono altro che “etichette” formali fini a se stesse utilizzate per attrarre nuove risorse.
· L’eccessiva burocrazia trasforma l’esperienza formativa in un “adempimento formale” necessario per non perdere i finanziamenti.
In cosa si traduce tutto questo per i quattro attori coinvolti?
Ente di formazione: enorme quantità di documentazione da produrre e un insieme complesso di regole e criteri da rispettare che si traducono in vincoli disfunzionali al sistema medesimo, che rischiano di compromettere l’autenticità della formazione e il senso di ciò che si fa.
Azienda: forza lavoro impegnata in corsi di formazione che non rispondono a reali esigenze organizzative e che pertanto non portano alcun tipo di ritorno adeguato rispetto alle risorse investite.
Utente: un numero crescente di ore da dover spendere in corsi di formazione dei quali non sono chiari gli obiettivi, su tematiche spesso scollegate dalla propria realtà professionale o che sono relative ad aspetti che esulano di fatto dal proprio ruolo.
Docente: i professionisti vengono “selezionati” sulla base di un unico criterio, ovvero, l’urgenza. I soggetti erogatori della formazione, nella maggior parte dei casi, non si preoccupano di verificare se il docente possiede realmente le competenze attese, in nome in un certo senso di quel criterio che di fatto domina la scena: la forma. I relatori si ritrovano altresì a far fronte a standard retributivi sempre più bassi, nonostante i fondi siano sempre più ingenti. La domanda quindi sorge spontanea: le risorse finanziarie sempre più importanti come vengono realmente distribuite?
In che modo ripensare il sistema della formazione finanziata perché diventi una risorsa per il Paese?
1. Interventi mirati e non standardizzati. Percorsi di formazione generici senza alcuna corrispondenza con il contesto entro cui si sviluppano, non solo sono totalmente inefficaci ma corrono il rischio di essere controproducenti. La formazione, per definizione, deve essere mirata rispetto a reali e precisi bisogni.
2. Strumenti di monitoraggio. Uno degli aspetti più carenti del sistema attuale è proprio la mancanza di controllo da parte delle istituzioni che erogano i fondi. Verificare la credibilità degli enti, in che modo le risorse vengono investite, quale il ritorno generato, valutare efficacia ed efficienza delle azioni attuate, monitorare nel breve, medio e lungo termine il valore apportato all’azienda: processi fondamentali per non rischiare di tradurre una risorsa in una spesa.
3. Coinvolgimento dell’azienda. Uno degli aspetti più comuni è il totale scollegamento tra chi usufruisce della formazione all’interno dell’azienda e l’azienda stessa. Gap che non solo compromette i risultati conseguiti ma diviene occasione di tensioni interne. Promuovere la partecipazione dell’impresa in ogni fase del processo è fondamentale, dall’analisi dei fabbisogni formativi, all’erogazione dell’attività, al monitoraggio della stessa. Il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti è requisito necessario per tradurre la formazione in investimento e aumentare consapevolezza e responsabilità individuale e collettiva.
Le risorse messe a disposizione dal PNRR devono poter generare un ritorno strategico per il Paese e per fare ciò è necessario un sistema di gestione che dia priorità alla sostanza, non alla forma e che promuova un processo di distribuzione e monitoraggio snello, mirato ed efficiente.
Senza una prospettiva globale e un sistema di azioni locali, le risorse rischiano di tradursi in strumenti fini a sé stessi. Quando una società investe in formazione, investe nel proprio futuro ma è fondamentale che il contesto entro cui la formazione si attualizza abbia le condizioni per tradurla in valore e la disponibilità di investire nel ritorno generato in modo consapevole, lungimirante e strategico.
La parola “resilienza” è mai così centrale oggi, soprattutto in una cultura, come quella italiana, che ha bisogno di rafforzare la sua capacità adattiva, la propensione al cambiamento e il grado di accettazione del rischio. Per tradurre questa parola in valore è necessario ripensare il sistema attuale dalla logica di fondo, che da conservativa deve diventare innovativa, all’approccio gestionale, che da reattivo deve tradursi in proattivo.
Quale il messaggio per gli attori coinvolti?
Istituzioni: guardare alla formazione come processo che genera un ritorno importante.
Enti erogatori: dare priorità alla sostanza e alla qualità, mettendo al centro la persona, non la procedura.
Aziende: usufruire della formazione finanziata solo se si ha la volontà e l’umiltà di tradurre il valore prodotto in risorsa strategica per l’organizzazione.
Partecipanti alla formazione: tradurre l’opportunità formativa in strumento di sviluppo personale e professionale.
Docenti: non perdere di vista la propria mission e la componente etica del proprio ruolo, in un sistema dominato dalla quantità a scapito della qualità.


