La formalizzazione nella revisione legale: un passaggio necessario per i revisori e i sindaci delle PMI
di Michele D’Agnolo
In questa stagione dell'anno, revisori e sindaci sono impegnati nei controlli che precedono la relazione di revisione. Una delle principali problematiche che si riscontrano nella quotidianità riguarda la scarsa formalizzazione della pianificazione e delle evidenze delle attività di revisione effettuate.
Questo aspetto, che ha origini storiche, oggi può diventare un rischio concreto per il revisore, soprattutto in situazioni di crisi aziendale o in caso di controlli da parte delle autorità competenti, come il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).
Storicamente, in Italia la revisione legale ha seguito un approccio meno strutturato rispetto ai modelli anglosassoni.
Il ruolo del revisore, e ancor più quello del sindaco incaricato della revisione, si è spesso basato su una vigilanza continua e su un rapporto di fiducia con l’azienda controllata. Questo ha portato a una pratica in cui il controllo veniva esercitato in modo continuativo, ma senza una formalizzazione dettagliata della pianificazione delle attività e della documentazione delle verifiche effettuate.
Il modello italiano, basato su una presenza attiva all’interno della governance societaria, ha indubbiamente alcuni vantaggi, come una maggiore conoscenza della realtà aziendale e un'interazione diretta con il management.
Inoltre, proprio per questo motivo, soprattutto le PMI non sempre sono avvezze e possono manifestare qualche rigidità nel condividere con il revisore dati aziendali molto dettagliati come, ad esempio, quelli richiesti dagli ISA.
Tuttavia, la precedente impostazione rischia di risultare inadeguata nel contesto normativo attuale, che richiede una maggiore trasparenza e documentazione dell’operato del revisore. La mancanza di prove scritte delle attività svolte può infatti trasformarsi in un problema rilevante in caso di contestazioni o verifiche.
Le carenze nella documentazione delle attività di revisione espongono i professionisti a due rischi principali.
Il primo rischio consiste nella difficoltà nel dimostrare l’adeguatezza del proprio operato in caso di crisi aziendale: quando un’impresa entra in difficoltà finanziaria o fallisce, il revisore o il sindaco incaricato della revisione possono essere chiamati a giustificare il loro operato e a dimostrare di aver eseguito le verifiche necessarie per individuare tempestivamente eventuali segnali di crisi.
Se l’attività di revisione non è stata adeguatamente documentata, può risultare difficile dimostrare di aver adempiuto ai propri obblighi professionali, con possibile corresponsabilità nel dissesto.
Il secondo rischio è rappresentato dai possibili rilievi da parte del MEF o delle altre autorità di controllo. Le più volte annunciate verifiche del Ministero dell’Economia e delle Finanze porranno rinnovata attenzione sulla qualità della revisione legale, con particolare riguardo alla formalizzazione della documentazione di revisione. In assenza di una pianificazione adeguatamente formalizzata e di evidenze documentali sufficienti, il revisore rischia di subire contestazioni e sanzioni, con potenziali ripercussioni sulla sua reputazione professionale.
In questo contesto, lo standard internazionale ISQM1 (International Standard on Quality Management) rappresenta un'occasione fondamentale per la professione. Il nuovo standard, che impone l’adozione di un Manuale di Qualità, obbliga i revisori a implementare un sistema di gestione strutturato e documentato. Questo strumento non solo consente di rispettare gli obblighi normativi, ma offre anche una metodologia chiara per formalizzare la pianificazione delle attività di revisione e raccogliere in modo sistematico le evidenze delle verifiche effettuate.
L’adozione di un Manuale di Qualità può quindi rappresentare un’opportunità per i revisori e i sindaci incaricati della revisione, permettendo loro di:
pianificare le attività di revisione in modo più rigoroso, identificando con precisione le aree di rischio e le procedure di controllo necessarie;
raccogliere evidenze documentali chiare e complete, riducendo il rischio di contestazioni in caso di crisi aziendale o verifiche da parte delle autorità;
delegare maggiormente l'attività a collaboratori o dipendenti, mantenendo elevata la qualità del risultato. Ad esempio, riqualificando quei contabili che l'automazione rende progressivamente ridondanti;
migliorare la qualità complessiva dell’attività di revisione, aumentando l’affidabilità del proprio operato e la credibilità della professione agli occhi di stakeholders e investitori.
Mi sovviene la frase di un collega inglese incontrato ormai molti anni fa durante la preparazione per il riconoscimento del titolo professionale nel Regno Unito. Mi spiegava che per loro è più importante fare un buon file piuttosto che una buona revisione.
Senza arrivare a questi estremi, è fondamentale che i professionisti del settore comprendano l’importanza della formalizzazione e non la considerino un mero adempimento burocratico.
Una documentazione chiara e strutturata delle attività svolte è un elemento essenziale per tutelarsi da contestazioni future e per garantire la qualità della revisione.