La fiscalità delle Società Sportive Dilettantistiche: tra riforma dello sport e nuovi scenari fiscali
di Pamela Rinci
La riforma dello sport (Dlgs. 36/2021) ha segnato un punto di svolta nella disciplina delle società sportive dilettantistiche (SSD). Se, da un lato, ne ha definito in modo inequivocabile la natura civilistica e organizzativa, dall’altro ha lasciato sostanzialmente invariata la cornice tributaria, che continua a poggiare sul doppio binario: riconoscimento della natura non lucrativa e contemporanea qualificazione come enti commerciali ai fini fiscali.
Natura giuridica e civilistica
Le SSD possono costituirsi come società di capitali o cooperative, nel rispetto del divieto di distribuzione di utili tipico degli enti sportivi dilettantistici. La riforma ha introdotto il principio della cosiddetta “lucratività attenuata”, che consente in casi limitati:
la distribuzione di dividendi entro margini prefissati (es. rendimento massimo dei buoni fruttiferi postali + 2,5 punti);
il rimborso del capitale effettivamente versato in caso di scioglimento del rapporto sociale.
Questa impostazione, pur mantenendo la qualifica di ente non lucrativo, apre a una gestione più flessibile, specie per le SSD che gestiscono impianti sportivi.
Qualificazione tributaria
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