La Consigliera di Fiducia nelle aziende: un modo concreto per combattere la violenza di genere nei luoghi di lavoro
di Francesca Negri
Il fenomeno della violenza di genere, anche nei luoghi di lavoro, è molto diffuso e ancora molto sommerso.
Denigrazioni, allusioni, svilimenti della persona, aggressività, battute, molestie, discriminazioni, corteggiamenti non voluti, sono tipiche espressioni di una violenza psicologica che non può essere tollerata mai, a maggior ragione nei luoghi in cui ciascuno esercita la propria attività lavorativa.
Le molestie di genere, fondate appunto sul sesso di appartenenza, colpiscono nel profondo la dignità dell’essere umano e le molestie sessuali, che ne costituiscono una specificazione (come per esempio frasi, giochi, linguaggi, contatti fisici non voluti, manifestazioni che afferiscono alla sfera sessuale), sono ancora più gravi in quanto vanno a incidere sulla libertà di autodeterminazione sessuale delle persone (come avremo modo di approfondire su questa rivista nei prossimi articoli).
Poche sono le lavoratrici che parlano di questo fenomeno con qualcuno, e ancora di meno quelle che lo denunciano.
Ecco perché l’istituzione della figura della Consigliera di Fiducia, all’interno delle aziende, può essere estremamente importante e utile.
Importante per le lavoratrici, che potranno trovare ascolto e aiuto da parte di una persona esterna all’azienda, e utile per il datore di lavoro, perché una dipendente che non sta bene rappresenta, seppur indirettamente, un aggravio di costi. Quando si lavora sotto stress o in preda a un malessere psicologico determinato da circostanze di questo tipo, una parte delle energie viene sottratta all’attività lavorativa, la produttività diminuisce, aumenta l’assenteismo, e molte energie, anche economiche, vengono spese per cause legali: in sintesi, si riduce il benessere aziendale, che, invece, rappresenta un presupposto indispensabile per la buona qualità del lavoro.
La Consigliera di Fiducia, esterna all’azienda e altamente specializzata, serve quindi a fornire un supporto alle lavoratrici in termini di ascolto e, laddove possibile, di soluzione, nei casi riconducibili alle forme di violenza sopra descritte. Fornisce una consulenza qualificata, svolge attività di prevenzione, proponendo periodiche iniziative di formazione e informazione, per promuovere un ambiente lavorativo senza violenze (dirette o indirette) e discriminazioni, e informando e sensibilizzando sulle varie forme di violenza e sulle azioni esperibili per farle cessare. Inoltre monitora e interviene nelle situazioni di malessere legate ai fenomeni descritti, secondo una procedura definita che può essere formale o informale. Può gestire le situazioni anche ascoltando le persone coinvolte, accedendo ai luoghi e/o ai documenti di interesse e proponendo soluzioni per la cessazione dei comportamenti.
Dal punto di vista operativo, una volta nominata la Consigliera di Fiducia, occorre che l’azienda si doti di un codice di condotta (in cui vengano formalizzate procedure, ruoli, competenze, e alla cui stesura può collaborare la stessa Consigliera) e istituisca uno Sportello di ascolto (gestito dalla Consigliera), a cui ci si possa rivolgere con assoluta riservatezza.
I riferimenti normativi più significativi sono la Risoluzione A3-0043/94 del Parlamento europeo dell'11 febbraio 1994 (sulla designazione di un consigliere nelle imprese) e la Convenzione dell'OIL n. 190 (sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro), ratificata dall'Italia nell’ottobre del 2021, che richiede agli Stati Membri di promuovere e attuare “il diritto di tutti a un mondo del lavoro libero dalla violenza e dalle molestie”. Ma non meno importante è la direttiva UE n.1385/2024 (sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica) che, fra le altre importanti disposizioni, prevede: “Le molestie sessuali sul lavoro hanno conseguenze negative rilevanti sia per la vittima che per il datore di lavoro. Laddove tale condotta sia specificamente configurata come reato ai sensi del diritto nazionale, dovrebbero essere forniti di consulenza interna o esterna sia alle vittime che ai datori di lavoro...”.
Ormai sono tante le realtà aziendali e istituzionali (Università Bocconi, Statale di Milano, Politecnico, Università di Bologna, Volksbank) che si sono dotate di questa figura, soprattutto quelle che si distinguono per avere intrapreso un percorso su uguaglianza di genere, inclusione e benessere dei loro componenti.