La Cassazione annulla la Corte d'Appello perché ha citato (probabilmente con l'ausilio dell'AI) principi legali mai esistiti
di Lorenzo Romano
La notizia cui abbiamo fatto cenno in un precedente articolo (Prove di resistenza del diritto contro l’”abuso di intelligenza artificiale”), secondo cui il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha avviato un’azione disciplinare nei confronti di un giudice per “grave e inescusabile negligenza”, è probabilmente collegata ad una sentenza (la n. 25455/2025) con cui la stessa Cassazione ha annullato una condanna perché la Corte d’Appello ha citato giurisprudenza che, letteralmente, non esiste.
In un’epoca in cui si discute di Intelligenza Artificiale nei tribunali, l’episodio solleva un dubbio atroce: i giudici di merito hanno forse abdicato al dovere di verifica, pescando i loro argomenti aliunde e stampando motivazioni basate sul nulla? Così, nel caso in esame, la Cassazione è dovuta intervenire non per raffinare il diritto, ma per fare quasi da “correttore di bozze” su fonti inventate. Una situazione abbastanza imbarazzante che merita di essere sviscerata.
La vicenda riguarda una condanna inflitta a una ricorrente (ex legale rappresentante di una S.r.l.) per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (articolo 2 del D.lgs. n. 74/2000). La condanna originaria del Tribunale, confermata parzialmente in Appello, prevedeva la reclusione dell’imputato e una confisca per equivalente per un importo ragguardevole.
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