Indicazioni geografiche per i prodotti artigianali ed industriali: una opportunità da cogliere superando gli scetticismi
di Francesco Rizzo
A partire dal 1° dicembre 2025 sarà applicabile il Regolamento UE 2023/2411 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali. Con l’entrata in vigore del regolamento, sarà introdotta una svolta significativa nel sistema europeo di tutela delle indicazioni geografiche, estendendolo anche ai prodotti artigianali e industriali.
Si tratta di una novità che potrebbe avere un impatto rilevante per il tessuto produttivo italiano, ricco di eccellenze territoriali spesso escluse dai sistemi tradizionali di protezione. Il nuovo quadro normativo si propone di riconoscere e tutelare quei prodotti la cui qualità, reputazione o altre caratteristiche siano strettamente legate all'origine geografica, purché almeno una fase della loro produzione avvenga in tale area. Ciò apre alla registrazione, ad esempio, della ceramica di Caltagirone o della liuteria cremonese, del merletto di Offida o del marmo di Carrara, oggi ancora prive di una protezione uniforme a livello europeo.
Dal punto di vista giuridico, l’articolato del regolamento stabilisce un iter di registrazione ispirato a quello già previsto per le IGP agroalimentari, prevedendo la possibilità di presentazione della domanda da parte di associazioni di produttori, anche di dimensioni ridotte, purché rappresentative della produzione locale. La registrazione conferisce una tutela a livello europeo contro l’uso illecito del nome geografico, comprese le evocazioni, imitazioni e usi commerciali ingannevoli, e consente agli operatori economici di valorizzare i propri prodotti anche in chiave promozionale e commerciale. A questo proposito, il considerando 63 del regolamento prevede esplicitamente che gli Stati membri incoraggino e assistano i produttori nel processo di registrazione, mettendo a disposizione competenze tecniche e giuridiche per facilitare l’accesso al sistema di protezione.
Tuttavia, se le opportunità appaiono chiare, altrettanto evidenti sono le sfide, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove molte realtà produttive artigianali ed industriali sono costituite da micro, piccole e medie imprese con risorse limitate e scarsa familiarità con gli strumenti di proprietà intellettuale. Da un lato, la condivisione del know-how tra operatori dello stesso territorio, necessaria per costruire il disciplinare di produzione, può essere percepita come un rischio competitivo, ciò che potrebbe ostacolare la costituzione di consorzi o l’elaborazione di strategie comuni. Dall’altro, la tutela delle informazioni riservate e dei segreti commerciali, spesso tramandati oralmente o non formalizzati, richiede un approccio tecnico-giuridico strutturato, che oggi manca in molte realtà produttive locali.
È qui che il ruolo dei consulenti e professionisti a supporto delle piccole e medie imprese diventa centrale. L’accompagnamento nella redazione dei disciplinari, nella definizione dei confini territoriali, nella strategia di registrazione e, non da ultimo, nella gestione del conflitto tra apertura e protezione del sapere tecnico, può determinare la riuscita o meno di un progetto di IGP industriale. È altrettanto importante che le istituzioni nazionali e regionali forniscano supporto concreto, non solo attraverso incentivi economici, ma anche tramite percorsi formativi e servizi di assistenza tecnica, per favorire la nascita di sistemi organizzativi in grado di valorizzare collettivamente la produzione locale.
Il regolamento, che sarà direttamente applicabile in tutti gli Stati membri senza necessità di recepimento, si inserisce in una più ampia strategia dell’Unione Europea volta alla salvaguardia della diversità culturale, alla promozione della qualità e alla competitività delle imprese. Per l’Italia, si tratta di un’occasione preziosa, a condizione che il sistema produttivo sia messo in condizione di coglierla. La valorizzazione delle competenze locali non può prescindere da una visione sistemica, che superi la frammentazione e favorisca l’adozione consapevole degli strumenti normativi a disposizione.
In questo contesto, il Regolamento (UE) 2023/2411 non rappresenta solo un nuovo strumento giuridico, ma un'opportunità per ripensare la governance delle produzioni territoriali in una logica di sistema, integrando competenze giuridiche, organizzative e commerciali. Solo così sarà possibile trasformare una norma in un volano di sviluppo concreto per l’artigianato e l’industria di eccellenza italiani.