In Italia gli stipendi sono più bassi rispetto al resto dell’Europa
di Pierpaolo Molinengo
Esauriti i “fuochi” del Primo Maggio, occorre tornare alla realtà e, purtroppo, a rilevare che l’Italia risulta irrimediabilmente pecora nera in fatto di stipendi. Un lavoratore guadagna, mediamente, l’8 per cento in meno rispetto a 4 anni fa. A riportarlo è l’Istat, che ha messo in evidenza che le retribuzioni contrattuali reali - si tiene conto, quindi, della perdita del potere d’acquisto per colpa dell’inflazione - nel corso del mese di marzo 2025 sono inferiori rispetto a quelle registrate nel gennaio 2021.
Stipendi che fanno acqua un po’ in tutti i settori, anche se con degli andamenti diversi: la situazione peggiore si registra nella pubblica amministrazione e nel settore dei servizi.
L’Italia ha un problema con gli stipendi
Le retribuzioni, rispetto ad un anno fa, sono cresciute mediamente del 4 per cento, con degli aumenti più marcati:
● nel comparto alimentare: +7,8 per cento;
● nel metalmeccanico: +6,3 per cento;
● nel commercio: +6,1 per cento.
Sostanzialmente l’aumento è risultato nullo - questo significa che in termini reali è stato in calo - nei seguenti segmenti:
● farmacie private;
● telecomunicazioni;
● regioni;
● autonomie locali;
● servizio sanitario nazionale.
Nel periodo compreso tra il mese di gennaio e marzo 2025, la retribuzione oraria è cresciuta del 3,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024.
Stipendi reali, Italia pecora nera in Europa
Il fatto è che occorre tenere conto degli stipendi reali, e in questo l’Italia, purtroppo, continua a rimanere una pecora nera in Europa: sono i più bassi. A riportare questi dati è un’indagine Eurostat resa nota nei mesi scorsi: i lavoratori italiani percepiscono uno stipendio più basso del 15 per cento rispetto a quello degli altri Paesi dell'Unione europea.
L’analisi è stata effettuata sui dati del 2023 - gli ultimi disponibili che hanno confrontato i valori all'interno dei Paesi Ocse -, ma è un vero e proprio mattone sulla testa dei lavoratori italiani, perché viene messo in evidenza che non regge più l’assunto che i salari nominali in Italia siano bilanciati da un costo della vita più modesto rispetto a quello dei Paesi più ricchi.
L’Eurostat ha effettuato l’indagine basandosi su un parametro che prende in considerazione il costo della vita in ogni singolo Paese: il Purchasing Power Standard (Pps). Questa è, in estrema sintesi, una sorta di valuta artificiale che permette di fare un confronto preciso e dettagliato: con 1.000 Pps si riesce a comprare gli stessi beni e servizi in Germania, Francia o in Italia.
Per fare la classifica si è preso come riferimento una persona single senza figli, al netto del cuneo fiscale, che nel nostro Paese pesa parecchio. In testa alla classifica troviamo la Svizzera, che stacca gli altri Paesi con oltre 47.000 Pps di stipendio netto medio all’anno. Seguono:
● Paesi Bassi: 39.000 Pps;
● Norvegia: 36.300 Pps;
● Lussemburgo, Austria e Germania: tutti con quasi 35.000 Pps.
L’Italia non riesce a tenere il passo degli altri Paesi: 24.051 Pps netti all’anno, mettendosi subito dopo a Paesi come Turchia, Belgio, Cipro.
Mediamente uno stipendio italiano è inferiore del 45 per cento rispetto a quello tedesco e del 18 per cento rispetto a quello francese. La Svizzera, in cima alla classifica, è riuscita addirittura a doppiare l’Italia.
Inoltre, un altro problema italiano è quello demografico: ci sono sempre meno giovani. Il tessuto imprenditoriale inizia a diventare sempre più povero e la produttività ha iniziato a calare. Queste premesse, purtroppo, fanno pensare che la situazione possa peggiorare, proprio perché inizieranno a mancare i lavoratori.
Il paradosso demografico dell’Italia
I giovani italiani lasciano il Paese perché gli stipendi sono troppo bassi e le retribuzioni sono basse anche perché ci sono pochi giovani. Siamo davanti ad un vero e proprio paradosso. A fronte di un’offerta contenuta, si potrebbe pensare che la domanda - ossia le imprese - siano costrette ad offrire degli stipendi elevati per fare in modo che i lavoratori le scelgano.
A volte, però, l’economia non può essere spiegata con l’economia. Un’impresa che ha pochi lavoratori va incontro ad una produttività minore e quindi avrà un utile più basso: una situazione che rende difficile se non impossibile riuscire ad offrire un salario più alto in futuro.