Nel cuore del Codice del Terzo Settore – precisamente all’articolo 83 – si trova un meccanismo che, a prima vista, potrebbe sembrare semplicemente una misura fiscale: la detrazione o deduzione delle erogazioni liberali.
Eppure, ciò che il legislatore ha definito “dono” rappresenta ben più di una transazione deducibile. È un atto economico carico di significato etico e sociale, che merita di essere letto anche attraverso una lente più ampia, trattandosi di un gesto culturale, relazionale e trasformativo.
L’articolo 83 del CTS prevede due regimi agevolativi distinti:
• una detrazione dall’imposta lorda per le persone fisiche pari al 30 per cento delle erogazioni liberali in denaro o in natura, fino a un massimo di 30.000 euro;
• per i soggetti titolari di reddito d’impresa, la possibilità di dedurre l’intera somma donata, entro il limite del 10 per cento del reddito complessivo dichiarato.
Queste misure, pur essendo tecnicamente ben calibrate, rispondono a un bisogno sistemico: quello di sostenere finanziariamente il Terzo Settore in modo strutturato, orientando le risorse private verso finalità collettive.
In tempi di riduzione della spesa pubblica e di crescente domanda sociale, il legislatore ha inteso valorizzare l’intervento dei privati a supporto del bene comune.
Ma il dono, nella sua essenza più profonda, non si esaurisce soltanto in un beneficio fiscale; è un gesto che rimanda a concetti fondamentali: gratuità, fiducia, reciprocità, responsabilità sociale.
La filosofia e le scienze sociali lo studiano come strumento per costruire legami, superare il mero scambio utilitaristico e generare fiducia tra individui e comunità.
Nel Terzo Settore, il dono ha un valore fondante: rappresenta la scelta libera di destinare risorse – tempo, competenze, denaro – a favore di un progetto sociale, culturale o ambientale. È un atto che mette in moto dinamiche di prossimità e partecipazione. L’incentivo fiscale di cui all’articolo 83, dunque, non deve essere inteso come “premio”, ma come riconoscimento istituzionale di un gesto già eticamente virtuoso.
Le agevolazioni di cui al CTS funzionano bene quando si inseriscono in una cultura del dono più ampia, radicata nella consapevolezza che ogni contributo, anche piccolo, può generare un impatto trasformativo, superando la mera ottica del ritorno personale.
La raccolta fondi (fundraising) nel mondo del Terzo Settore, rappresenta una leva cruciale per la sostenibilità degli enti. L’articolo 83 supporta strategicamente questo processo, aumentando la probabilità che privati e imprese decidano di sostenere iniziative sociali.
Un aspetto centrale, ma spesso trascurato, riguarda la maggiore incentivazione prevista per le imprese: la deduzione dal reddito d’impresa non è una semplice agevolazione, ma una chiara apertura verso forme evolute di responsabilità sociale.
Anche attraverso strumenti affini al dono, come le sponsorizzazioni etiche o culturali, le imprese possono non solo ridurre l’imponibile, ma anche generare valore reputazionale, rafforzare il legame con il territorio e contribuire allo sviluppo sostenibile.
Le aziende, insomma, non donano solo per fiscalità, ma per visione: quella di un’economia che dialoga con la società e si fa parte attiva nel generare impatto positivo.
Particolarmente interessante è anche la possibilità di effettuare donazioni in natura. Si tratta di beni (alimentari, farmaceutici, tecnologici, ecc.) che possono essere valutati economicamente e dedotti o detratte come le donazioni in denaro, secondo criteri oggettivi stabiliti dalla normativa fiscale.
Le donazioni in natura sono fondamentali per il funzionamento concreto di molte realtà del Terzo Settore. Rappresentano un esempio virtuoso di economia circolare, in cui ciò che per un’impresa potrebbe essere un “eccesso” diventa per un ente una risorsa vitale.
L’articolo 83 del Codice del Terzo Settore non è quindi solo un articolo di rilevanza fiscale: è una dichiarazione di visione. Attraverso le agevolazioni concesse, lo Stato riconosce e valorizza il gesto del donare come atto fondativo di una società coesa, sussidiaria, solidale.
Il Codice del Terzo Settore, con le sue disposizioni e i suoi valori, ci invita a ripensare il ruolo del cittadino attivo, del contribuente solidale, dell’impresa socialmente responsabile.
In questo senso, il dono non è solo una voce nel bilancio, ma un atto che costruisce comunità. E il fisco, per una volta, ne diventa alleato.