Molte aziende scelgono di celebrare i propri anniversari. Venticinque, trenta, quarant’anni di attività – o magari di più – sono tappe importanti, che meritano di essere onorate.
Ma quante volte si fermano davvero a riflettere sul senso dell’evento che vogliono organizzare?
Considerando il numero di feste aziendali-fotocopia a cui ho dovuto presenziare – anche senza apprezzarne, ahimè, il menù proposto o la musica del dopocena: troppo melodica per i miei gusti –, mi pare chiaro che, a parte scegliere una bella location e prodigarsi in discorsi istituzionali, noiosi e mal scritti, questi eventi non raccontano nulla dell’impresa che stanno festeggiando.
Chi siete davvero, dietro questi abiti tirati a lucido per la festa, e… perché mi trovo qui?
Insomma: quale storia stiamo festeggiando?
Perché è questa la vera domanda, e paradossalmente anche l’unica vera risposta.
Quando io e la project manager Francesca Marchetto siamo stati chiamati a progettare l’evento per i cinquant’anni delle Officine Dal Zotto, ci siamo detti fin da subito: niente lustrini, niente effetti speciali, se non quelli che nascono naturalmente da una narrazione ben fatta. Perché se c’è una cosa che funziona – davvero – è la verità.
Abbiamo scelto di partire dalla storia, come è nella cifra della nostra agenzia, e quindi, prima di pensare alla festa, serviva capire, raccontare e far emergere l’identità dell’impresa, serviva scrivere il loro personale e unico romanzo d’impresa.
Abbiamo ascoltato le persone: i titolari, i membri della famiglia, i dipendenti; dato spazio ai ricordi, alle immagini, ci siamo calati nella realtà di Arsiero, piccola valle dell’alto Vicentino, per comprendere le peculiarità di chi vive con lo sguardo al cielo, spesso burrascoso oltre la montagna boscosa, ma con i piedi ben ancorati alla terra, un residuo lembo pianeggiante tra due fiumi.
Per le Officine Dal Zotto ho scritto Le radici e le ali, un romanzo costruito in 50 storie – 50 come gli anni dalla fondazione – in cui i valori e la cultura di questa impresa emergono spontaneamente dalla narrazione dei tanti episodi che testimoniano, loro sì, la forza e la determinazione a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi e standard produttivi in continua e costante crescita.
La piccola officina fondata nel 1974 da Lino Dal Zotto oggi è partner dell’ESA, Ente Spaziale Europeo, a cui fornisce componenti per i razzi porta-satelliti, e in questa evoluzione si spiega il titolo del libro, che poi avrebbe fatto anche da tema per la serata: le “radici” dicono chi sono, da dove provengono, quali sono le fondamenta del loro carattere imprenditoriale; le “ali” rappresentano la costante ricerca di innovazione e annunciano dove intendono arrivare, cioè molto, molto in alto.
Scritto il romanzo, avevamo tutto per organizzare l’evento aziendale e per trasformarlo in un’esperienza narrativa immersiva, in cui l’azienda avrebbe visto sé stessa riflessa in uno specchio nuovo e gli ospiti si sarebbero sentiti parte di una storia più grande.
Dal romanzo abbiamo ricavato un cortometraggio istituzionale descrittivo e coinvolgente. Attraverso il romanzo abbiamo sviluppato l’idea del concorso “Al lavoro!” dedicato ai figli dei dipendenti, chiamati a disegnare i loro genitori impegnati in azienda. Infine, attorno al romanzo abbiamo costruito, minuto per minuto, tutta la scaletta della serata – a partire dalla presentazione della storia dell’impresa –, dando senso a ogni particolare: dall’allestimento della location all’area di animazione per i bambini, fino all’ultima parola di ringraziamento (con relativa musica di sottofondo: non melodica, trionfale!) prima dei fuochi d’artificio.
Ne è uscito un evento vivo, autentico, assolutamente personale.
Quel giorno, le Officine Dal Zotto non si sono limitate a celebrare un anniversario. Hanno fatto un gesto di consapevolezza. Hanno guardato indietro non per nostalgia, ma per riconoscersi, per capire meglio chi sono oggi e dove vogliono andare domani. E nel farlo, hanno coinvolto tutti: chi c’era fin dall’inizio, chi è arrivato lungo la strada, chi porterà avanti il cammino.
Il racconto che abbiamo costruito continua a vivere ben oltre quella festa: nel volume donato agli ospiti, nel video proiettato alle fiere di settore, nei post su LinkedIn che Steve Dal Zotto – terza generazione in azienda – ha scelto di scrivere utilizzando parte del libro, avendo compreso appieno la potenza della narrazione come base per una comunicazione più sincera, avvincente, efficace.
Così, ciò che è nato come celebrazione, è divenuto visione quotidiana.
Perché una storia d’impresa, se raccontata bene, diventa il modo migliore per iniziare i prossimi cinquant’anni.