Il potere della narrazione d’impresa - Raccontare per le Risorse Umane
di Alessandro Zaltron
Come si può essere attrattivi per i giovani?
Come si capisce se un candidato è compatibile con un determinato ambiente di lavoro?
Si può accelerare il processo di inserimento di un nuovo assunto, che normalmente richiede mesi?
Sono domande, esplicite o sottintese, che molto spesso mi sono state rivolte negli anni da manager e imprenditori e che hanno a che fare non solo con l’ufficio Risorse Umane ma con la risorsa più preziosa di ogni azienda: le persone.
La risposta, ancora una volta, è sempre la medesima: raccontare l’azienda. Raccontando efficacemente si hanno molte più possibilità di risultare attrattivi, a patto che si romanzi il vero, non che si inventi di sana pianta con storytelling fiabesco.
I talenti, avendo numerose opzioni davanti a sé, devono farsi intimamente conquistare prima di scegliere per chi lavorare. Si dice infatti che oggi, a differenza di un tempo, non sono le aziende a selezionare i giovani, ma viceversa.
Ecco che far sapere ai potenziali candidati le peculiarità della propria azienda, sia umane che professionali, e non con la forma noiosa delle descrizioni ma con quella attraente della narrazione, diventa un importante strumento promozionale e persuasivo.
L’ha ben capito Andrea Alessandrini, vulcanico imprenditore romagnolo (Gruppo iVision, Nobento, Zambelli Packaging), che utilizza il suo romanzo d’impresa Il mare sul tetto accogliendo in azienda centinaia di studenti ogni anno e tenendo incontri nelle università.
Andrea ha una storia particolarissima, ricca di vicissitudini e grandi capacità di riscatto, che hanno plasmato un certo stile imprenditoriale – energico, coraggioso, indomabile –diventato la cifra dei suoi collaboratori. Il libro, dunque, è per lui la base e il supporto di una comunicazione che possa attrarre per affinità chi gli somiglia, a partire dagli studenti delle scuole superiori e dagli universitari.
L’imprenditore e l’azienda che presentano sé, le proprie caratteristiche distintive, i propri valori e la propria filosofia sono avvantaggiati anche in fase di selezione dei candidati. Mostrare il proprio romanzo d’impresa è come esibire la propria carta d’identità: è più facile capire se vi sia sintonia tra l’essenza dell’azienda e la personalità di chi desidera entrarvi.
Fornire preventivamente ai candidati il proprio romanzo d’impresa affinché il colloquio sia più completo, approfondito e soprattutto centrato fa guadagnare un sacco di tempo a tutti e assicura, se collaborazione deve nascere, che sia soddisfacente per entrambe le parti.
In questo modo si indirizzano le persone giuste al posto giusto, risparmiando delusioni che prima o poi emergerebbero, penalizzando sia l’azienda che il lavoratore.
Una volta saliti a bordo, i nuovi assunti troveranno una bussola orientativa nella storia dell’impresa presso cui si ritrovano a lavorare, il miglior “manuale di comportamento” per il lavoro quotidiano.
Come nota il manager e imprenditore Silvio Varagnolo, già socio PwC, nella rivista Romanzi d’impresa, “l’onboarding è una attività non meramente tecnica ma di tipo culturale, in quanto finalizzata alla trasmissione della cultura aziendale. Raccontando l’azienda, la sua storia e il suo patrimonio intangibile, si facilita il processo di inserimento e si rendono le persone maggiormente ambientate e quindi più velocemente produttive”.
Insomma, la narrazione d’impresa è il miglior alleato per chi tiene alle risorse umane: attrae i giovani verso l’azienda che la adotta, la aiuta a selezionare i candidati, accelera l’inserimento dei neoassunti, e molto altro.