Il portale che doveva semplificare tutto: cronaca semiseria della “Transizione 5.0” online
di Antonio Budri
C’era una volta un Portale WEB nato per facilitare la transizione energetica e digitale delle imprese italiane: un portale moderno, intuitivo, efficiente… almeno sulla carta. Poi è arrivata la realtà: quella del GSE e del sistema informatico allestito per il MIMIT, chiamato a gestire le richieste di contributo per il programma “Transizione 5.0”. Un nome altisonante, una missione nobile — ma un’interfaccia che, a giudicare dall’esperienza di utilizzo, sembra concepita più per mettere alla prova la pazienza degli utenti che per semplificare le procedure.
La sequenza di problemi ha avuto un andamento crescente, culminato all’inizio dell’estate. Ma andiamo con ordine: il primo ostacolo è sempre stato la registrazione. Le aziende, soprattutto quelle prive di personale informatico dedicato, si sono trovate subito davanti a un manuale che più che aiutare confonde. I ruoli di “utente” e “operatore” sono invertiti — l’utente è in realtà chi agisce, l’operatore è l’azienda — e già questo basterebbe a fare impallidire un consulente. Le istruzioni omettono passaggi fondamentali: per proseguire bisogna uscire, rientrare, rifare il login, e sperare che il sistema “si riallinei”. Un rito iniziatico che portato alcuni consulenti a improvvisare manuali fotografici di sopravvivenza digitale, a supporto dei poveri clienti.
Ma i problemi non si fermano qui. Una volta superato il labirinto della registrazione, arriva il momento dell’abbinamento tra consulente e azienda. Peccato che il portale confermi l’avvenuto collegamento… salvo poi non mostrarlo. Per farlo comparire occorre chiudere tutto, attendere il misterioso “riallineamento” e rientrare più tardi. Già qui la “transizione digitale” assomiglia più a una partita di pazienza.
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