Il Giro d’Italia: sostenibilità “ante-litteram”, ora ancora più integrata
di Maurizio Nadalutti
La bicicletta è da sempre sinonimo di mobilità sostenibile. Una vera e propria icona della sostenibilità.
Questo da prima che la sostenibilità, nell’accezione che oggi conosciamo, ha iniziato a rappresentare una tematica per la quale prestare attenzione.
Tant’è che oggi numerose aziende, nel contesto dei propri piani di sostenibilità, prevedono dei premi a favore dei propri collaboratori che raggiungono il posto di lavoro sulle due ruote. In questo modo, da un lato, essendo limitate le emissioni di inquinanti, viene salvaguardato l’ambiente, mentre dall’altro lato, avendo riguardo alla sfera sociale, l’attività motoria alla base dello spostamento in bicicletta tutela la salute delle persone (sia fisica, che mentale), con conseguente minore impatto sul sistema sanitario nazionale.
Sui medesimi presupposti, il ciclismo non può che essere considerato uno sport di per sé sostenibile. Anzi, il ciclismo ha un impatto positivo anche dal punto di vista economico, considerata la promozione del territorio che viene favorita.
La corsa ciclistica principe, almeno per noi italiani, è senz’altro il Giro d’Italia, che in questi giorni sta attraversando le strade del nostro Paese.
Giro d’Italia che negli anni ha voluto dare un contributo sempre crescente alla sostenibilità. In particolare, con il progetto “ride green”, la manifestazione ciclistica a tappe è in prima fila in questo ambito, avendo tra le sue priorità il basso impatto ambientale, ma non solo.
Tra le principali attenzioni per ridurre gli impatti sul paesaggio, si pone la corretta gestione dei flussi dei rifiuti prodotti, mediante l’ideazione di un sistema di tracciabilità. Nello specifico, anche con il contributo di numerosi volontari e aziende locali, i rifiuti prodotti nelle diverse località lambite dalla gara sportiva vengono in prima battuta raccolti nelle isole ecologiche appositamente create nei punti strategici di ogni tappa e, successivamente, gli stessi vengono avviati al riciclo (l’84 per cento di quelli raccolti nel 2024) per essere rimessi nel ciclo produttivo.
In questo contesto, il Giro ogni anno premia le località che si contraddistinguono per i risultati più alti in termini di raccolta differenziata.
Sempre avendo riguardo all’ambiente, va evidenziato che la gara a tappe, per esigenze organizzative, ma anche per tutelare la sicurezza dei partecipanti, necessita di un numero imponente di veicoli a motore a fianco dei corridori. Così, l’organizzazione, già da qualche anno, ha deciso di adottare un parco veicoli a trazione elettrica per contenere le emissioni di gas inquinanti.
Inoltre, il Giro d’Italia, data la sua visibilità, si impegna anche a sensibilizzare l’intera comunità in merito alle tematiche della sostenibilità: il progetto “BiciScuola” si traduce in educazione al rispetto ambientale, mentre il Giro-E trasmette interesse per la mobilità sostenibile.
Ed ancora, spostando l’attenzione sulla sfera sociale, il Giro ha a cuore anche gli impatti dell’evento sportivo sulle comunità locali, venendo posta attenzione sul benessere delle persone e sulle ricadute sui territori, anche con una prospettiva di lungo termine.
Tutto ciò dimostra che anche i grandi eventi possono essere sostenibili e che la tutela della sostenibilità non si deve porre dei limiti: esistono sempre ulteriori – e talvolta migliori – azioni virtuose che possono essere intraprese per meglio ridurre l’impatto su società e ambiente.