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Green Procurement e CAM: luci e ombre nel 2024 tra ambizioni del PNRR e sfide del DNSH
Economia

Green Procurement e CAM: luci e ombre nel 2024 tra ambizioni del PNRR e sfide del DNSH

di Diego Zonta

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Blast
giu 24, 2025
∙ A pagamento

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Green Procurement e CAM: luci e ombre nel 2024 tra ambizioni del PNRR e sfide del DNSH
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Nel corso del 2024, la pubblica amministrazione italiana si è trovata al centro di un banco di prova fondamentale per la transizione ecologica: trasformare gli appalti pubblici in strumenti concreti di sostenibilità. Il Green Public Procurement (GPP) e l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) si confermano leve strategiche per orientare la spesa pubblica verso un’economia più circolare, efficiente e climaticamente neutrale. Tuttavia, come evidenzia il recente Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente, l’applicazione resta disomogenea e ostacolata da carenze sistemiche.

Alcuni dati sono incoraggianti: le centrali di committenza regionali hanno raggiunto un tasso di conformità ai CAM del 90 per cento, seguite dai comuni metropolitani (79 per cento). Tuttavia, le performance calano sensibilmente nelle ASL e negli enti gestori delle aree protette, fermi al 57 per cento. Le criticità ricorrenti riguardano la mancanza di formazione (50 per cento), le difficoltà nella stesura dei bandi (48,5 per cento) e, in misura minore, la scarsità di fornitori conformi (37 per cento).

A tutto questo si è aggiunta la complessità introdotta dal principio DNSH – Do No Significant Harm, diventato vincolante nel PNRR. Questo impone che ogni intervento finanziato non arrechi danni significativi a sei ambiti ambientali (clima, acqua, aria, biodiversità, risorse, rifiuti). Se da un lato il DNSH ha rafforzato il controllo ambientale, dall’altro ha generato incertezze interpretative, mancando spesso di indicatori quantitativi univoci (come il carbon budget). Le stazioni appaltanti si trovano così a gestire strumenti e regole sovrapposte, con il rischio di blocchi o inadempienze formali.

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