Gli adeguati assetti amministrativi, organizzativi e contabili sono obbligatori in tutti gli studi professionali?

di Michele D’Agnolo

L’obbligo di dotarsi di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili non riguarda solo le imprese commerciali in senso stretto. In realtà, con la riforma dell’articolo 2086 c.c. e il Codice della Crisi, qualsiasi realtà che svolga un’attività economica in senso lato deve poter monitorare la propria continuità operativa, individuare tempestivamente eventuali segnali di crisi e garantire una gestione trasparente e strutturata.

Vediamo perché questo principio si applica pienamente anche agli studi professionali.

Innanzitutto, molte attività professionali sono esercitate nella forma di impresa commerciale, sia per oggetto sociale che per forma giuridica. Si pensi, ad esempio, alle società di revisione, alle società di ingegneria, alle società fiduciarie, agli ambulatori e poliambulatori in forma societaria, ai CED e alle società di consulenza e servizi amministrativi.

Recentemente, una piccola società di revisione di Torino (probabilmente la prima ed unica in Italia) è stata dichiarata fallita con ciò avallando quanto appena affermato (fall. 73/2022).

Abbiamo poi le Società tra Professionisti (STP) e le Società tra Avvocati (STA), che sono attività con oggetto esclusivamente professionale ma esercitate per mezzo dei modelli di società commerciale previste dal codice civile.

Anche per queste realtà vale l’articolo 2086 c.c.: “l’imprenditore che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.