Festa della donna ma non sul lavoro, dove le carriere sono frenate e le retribuzioni più basse
di Pierpaolo Molinengo
Sono diverse le sfide che ancora oggi le donne devono affrontare nel mondo del lavoro e non solo. L’8 marzo, più che festeggiare i loro meritati successi, è tempo di fare il punto della situazione sul divario che, ancora oggi, esiste tra la realtà femminile e le politiche di welfare.
A tratteggiare un quadro inesorabilmente disarmante sono i dati dell’ultimo Gender Policy Report, dal quale emerge che se è vero che il tasso di occupazione femminile ha raggiunto quota 56,5 per cento - stiamo parlando di una percentuale in netto miglioramento rispetto a quella degli anni passati - è pur vero che il salario delle donne è più basso del 43 per cento rispetto a quello degli uomini. L’Italia, proprio su questa voce, è la pecora nera dell’Unione europea, dove la media si ferma al 36,2 per cento. A determinare un divario così alto dello stipendio, nel nostro Paese, è la presenza di molte donne che hanno un'occupazione part-time o dei contratti non standard, tra i quali rientrano quelli a tempo determinato, che - oltre a non brillare dal punto di vista economico, se paragonati a quelli degli uomini - limitano le possibilità di fare carriera.
Il gender gap occupazionale
Inutile negarlo: in Italia il gender gap occupazionale rimane particolarmente critico. A questo si aggiunge un ulteriore fattore: nel momento in cui la famiglia chiama, è sempre la donna che si sacrifica e decide di abbandonare o ridurre gli orari di lavoro. Questo porta a far perdere delle importanti opportunità di crescita professionale.
Fotografia di una società che fatica a maturare correttamente, in Italia le responsabilità della famiglia continuano a gravare in modo sproporzionato e sbilanciato sulle donne. I congedi parentali vengono chiesti nell’80 per cento dei casi dalle donne, mentre il 16 percento decide di abbandonare il lavoro dopo la maternità, un dato nettamente superiore se confrontato al misero 2,8 per cento degli uomini. A questo si aggiunge un divario di genere salariale che è stimato in, grosso modo, 5.000 euro all’anno.
“Questo crea un disallineamento tra le misure di sostegno economico e le reali necessità della popolazione femminile - spiegano Giovanni Pizza e Fabrizio Pinci di BonusX -. È necessario richiamare l’attenzione su un divario che resta troppo ampio: le politiche di welfare in Italia non rispondono ancora del tutto alle esigenze delle donne. Il gender gap occupazionale e retributivo evidenziato, mostra quanto sia urgente intervenire per garantire pari opportunità di carriera e di crescita. Semplificare l’accesso ai benefici e ai sostegni economici è un passo fondamentale per ridurre queste disuguaglianze e supportare concretamente le donne e le lavoratrici italiane”.
Come colmare il gender gap
Quali sono gli strumenti che si possono utilizzare per cercare di colmare il gender gap? Risorse cruciali, in questo contesto, sono strumenti come i bonus per le mamme lavoratrici, il Fondo Impresa Femminile e gli incentivi per l’assunzione. Stiamo parlando di iniziative che non sono solo in grado di offrire un supporto economico immediato, ma sono utili a promuovere l’ingresso e la successiva permanenza delle donne nel mercato del lavoro.
Alcuni esempi in questo senso sono costituiti da:
● bonus assunzione donne. Attraverso il Decreto Coesione 2025 è stata prevista l’esenzione totale dal versamento dei contributi previdenziali per gli imprenditori che dovessero decidere di assumere delle donne a tempo indeterminato. Valida per tutte le lavoratrici, indipendentemente dalla loro età, l’agevolazione ha un limite di 650 euro e una durata massima di 24 mesi;
● bonus mamme lavoratrici. Permette di ottenere un esonero del 100 per cento dei contributi previdenziali a carico delle mamme lavoratrici - sia nel settore pubblico che in quello privato - che abbiano almeno tre figli. Monetariamente parlando l’agevolazione permette di ottenere un aumento dello stipendio che può arrivare ad un massimo di 3.000 euro;
● Fondo Impresa Femminile. Promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’iniziativa punta a sostenere le donne che vogliono diventare imprenditrici. Per questo motivo vengono erogati dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati che servono a sostenere la creazione di nuove imprese o a consolidare quelle esistenti. Attraverso le agevolazioni viene coperta una percentuale delle spese ammissibili, che varia in base base all'anzianità dell'impresa e all'entità del progetto;
● assegno di maternità dello Stato. Sostegno finanziario riservato alle mamme lavoratrici - anche quando svolgono dei lavori occasionali o irregolari -, ma per accedervi è necessario che abbiano versato un contributo minimo. Per richiederlo è necessario presentare la relativa domanda entro 6 mesi dalla nascita del bambino o dall’ingresso del minore in famiglia tramite adozione o affidamento. Questa misura è pensata per le mamme che non riescono ad accedere alla maternità obbligatoria pagata dal datore di lavoro oppure hanno una maternità di importo molto basso.
Secondo Giovanni Pizza, "il vero cambiamento nasce dall’accesso a politiche di welfare eque, capaci di creare opportunità reali e ampliare le risorse a disposizione delle donne riconosciute non solo in quanto madri, ma lavoratrici, imprenditrici e in tutte le altre mille possibili realizzazioni”.