L’"Europe Sustainable Development Report 2025" (ESDR2025), curato dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), offre un quadro aggiornato sui progressi dell'Unione Europea, dei suoi Stati membri e dei Paesi partner verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell'Agenda 2030. Pubblicato in un momento cruciale, con la nuova leadership UE (Commissione, Parlamento, Consiglio) insediatasi per il quinquennio 2024-2029, il rapporto funge da bussola per orientare le politiche future, evidenziando successi, sfide persistenti e aree prioritarie d'intervento.
Europa: leader globale, ma si amplia la forbice Nord-Sud
L'Europa si conferma leader globale nello sviluppo sostenibile: ben 19 dei primi 20 Paesi nell'indice SDG mondiale sono europei, con Finlandia, Danimarca e Svezia sul podio anche nell'indice specifico europeo del 2025. Tuttavia, il quadro non è uniformemente positivo. Il rapporto sottolinea un significativo rallentamento nel ritmo dei progressi SDG nell'UE nel periodo 2020-2023 (+ 0.8 punti di indice) rispetto al periodo 2016-2019 (+ 1.9 punti). Anzi, in regioni come l'Europa Occidentale e Settentrionale, si è registrato un leggero declino dal 2020, trainato da tendenze negative negli obiettivi socio-economici.
Cinque sfide principali emergono per l'UE nel suo complesso:
stagnazione (e inversione) degli indicatori "Leave-No-One-Behind" (LNOB) dal 2020, che misurano le disuguaglianze interne ai paesi.
sfide ambientali e di biodiversità persistenti, inclusi sistemi alimentari e uso del suolo sostenibili (SDG 2, 12-15).
impatti negativi esterni (spillover) derivanti da consumi e catene di approvvigionamento insostenibili.
divari ampi e lenta convergenza nei risultati SDG tra i paesi europei, specie per l'SDG 9 (Industria, Innovazione, Infrastrutture).
progressi lenti (o regressi) su alcuni indicatori dell'SDG 16 (Pace, Giustizia, Istituzioni Solide) e SDG 17 (Partnership per gli Obiettivi).
Italia: posizionamento e criticità
L'Italia si colloca al 15° posto nell'SDG Index europeo 2025, con un punteggio di 72.3, leggermente al di sotto della media UE (72.8). Questa posizione di metà classifica indica una performance complessiva discreta ma con margini di miglioramento significativi per allinearsi ai Paesi più virtuosi.
Un punto debole specifico per l'Italia emerge dall'analisi dell'indice "Leave-No-One-Behind" (LNOB), che misura le disuguaglianze interne ai Paesi (povertà, disuguaglianza di reddito, parità di genere, accesso ai servizi). Qui l'Italia scende al 23° posto con un punteggio di 71.6, ben al di sotto della media UE (75.2) e lontana dai leader nordici (sopra 82). Questo suggerisce che, rispetto ad altri partner europei, l'Italia fatica maggiormente a garantire equità e pari opportunità a tutti i suoi cittadini. Il dato sul divario occupazionale per le persone con disabilità, dove l'Italia mostra uno dei gap più alti nell'UE, conferma questa criticità.
Come parte del gruppo dell'Europa Meridionale (media SDG Index 71.2, media LNOB 72.8), l'Italia condivide la sfida della lenta convergenza verso i livelli dei Paesi del Nord Europa. Il rapporto stima che, ai ritmi attuali (2015-2023), l'Europa Meridionale impiegherebbe 19 anni per raggiungere la performance media del Nord Europa. Anche l'aumento del tasso di sovraccarico dei costi abitativi, più marcato in questa regione, rappresenta una preoccupazione sociale crescente.
In generale, l'Italia rispecchia le sfide dell'UE: difficoltà nel raggiungere gli obiettivi ambientali (SDG 13, 14, 15), un contributo significativo agli spillover negativi attraverso le importazioni, e la necessità di accelerare sull'innovazione e le infrastrutture sostenibili (SDG 9) per migliorare la competitività e la convergenza.
Punti di forza e debolezza europei
Punti di forza:
leadership globale: l'Europa rimane il benchmark mondiale per lo sviluppo sostenibile.
sistemi sociali: nonostante le recenti difficoltà, i sistemi di protezione sociale e l'accesso universale ai servizi restano avanzati su scala globale.
impegno politico: la nuova leadership UE ha riaffermato l'impegno verso l'Agenda 2030.
progresso digitale: notevoli avanzamenti nell'accesso a banda larga e uso di servizi digitali (es. prenotazioni sanitarie online).
Punti di debolezza:
rallentamento post-2020: la pandemia, le crisi energetiche e geopolitiche hanno frenato i progressi.
disuguaglianze interne (LNOB): la tendenza negativa su povertà e deprivazione materiale dal 2020 è un campanello d'allarme.
impronta ecologica esterna (Spillover): l'UE genera impatti ambientali e sociali negativi significativi in altre parti del mondo attraverso i suoi modelli di consumo e commercio.
lenta convergenza: i divari tra Stati membri, specialmente su innovazione (SDG 9) ed educazione (calo PISA in alcuni paesi), minano la coesione e la competitività a lungo termine.
pace e istituzioni: indicatori come la libertà di stampa mostrano un deterioramento in Europa nel contesto delle tensioni globali.
Un "patto europeo per il futuro"
Il report ESDR2025 ribadisce la necessità di un "Patto Europeo per il Futuro" che sia verde, sociale e internazionale. Le priorità per il 2024-2029 includono: massicci investimenti in energia pulita e tecnologie digitali, rafforzamento delle misure pro-sociali per contrastare le disuguaglianze (LNOB), affrontare gli impatti negativi dei consumi insostenibili (es. diete), e potenziare la diplomazia SDG/Green Deal per sostenere la cooperazione globale e una riforma ambiziosa dell'architettura finanziaria globale. Per l'Italia, ciò significa affrontare con decisione le disuguaglianze interne e accelerare la transizione ecologica e digitale, contribuendo attivamente agli sforzi collettivi europei.
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