Il ruolo dell’imprenditore e dei manager aziendali oggigiorno è cambiato. Lo scenario in cui un’azienda opera è più ampio, volatile, incerto, complesso e ambiguo rispetto al passato. L’aumento delle tensioni geopolitiche, una globalizzazione che non ha mai coinvolto pienamente tutte le economie del mondo, l’uscita dall’Unione europea del Regno Unito, la diffusione della pandemia da Covid-19 e, da ultimo, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, hanno messo in evidenza le fragilità delle profonde interdipendenze tra le economie, con un conseguente impatto diretto sulle imprese. Se poi a questi eventi si affianca un forte aumento dei disastri naturali e degli attacchi informatici, si capisce quanto le aziende siano in balia di uno scenario geografico e socioeconomico delicato e mutevole, in cui la parola d’ordine è adattarsi, cambiare e affrontare una realtà in continua evoluzione, attraverso un modello di business innovativo e all’avanguardia. Un cambiamento che si attua grazie allo sviluppo integrato e costantemente monitorato delle persone, della cultura, dei processi organizzativi, delle strutture e delle tecnologie: il “Change Management”. Solo in questo modo le aziende potranno creare valore nel tempo e identificare potenziali rischi e opportunità.
L’elemento chiave per il successo delle imprese e lo sviluppo del pianeta nel rispetto dell’ambiente e della sua popolazione, secondo le Nazioni Unite, è la sostenibilità! Le Direttive emanate dall’Unione Europea hanno rivoluzionato la rendicontazione delle imprese. I provvedimenti che sono stati pubblicati mirano al supporto e all’integrazione di politiche sostenibili nei modelli di business aziendali, incoraggiando la transizione dell’impresa verso la sostenibilità. Così, l’acronimo ESG (Enviromental, Social, Governance) utilizzato come sintesi dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, gli SDGs (Sustainable Development Goals), è diventato un elemento simbolo della green economy e del report sostenibile.
L’intensificarsi dell’attenzione sui fattori ESG è il motivo per cui molte aziende hanno intrapreso un percorso di Change management. Queste imprese, comprese le PMI, saranno classificate e valutate anche in relazione all’impatto che le scelte industriali e strategiche avranno sull’ambiente, sull’economia e sulla società che le circonda, indipendentemente dall’obbligo o meno di rendicontazione. Il ruolo degli stakeholder, il valore condiviso, i progetti per la comunità nella quale viviamo e soprattutto valori quali l’integrità, la responsabilità e la legalità sono entrati a far parte del vivere quotidiano. Conseguenza? Le politiche aziendali devono adeguarsi. La responsabilità sociale (CSR) ha subito un’evoluzione a partire dagli anni 90. In origine era sinonimo di filantropia poi, con l’evoluzione dei principi ESG, anche la CSR cambia. Il business si modella e si adatta in funzione della sostenibilità, i processi decisionali delle organizzazioni integrano sempre di più i fattori ESG nei quadri operativi influenzando tutto il processo aziendale, dalle scelte di investimento alla gestione della supply chain.
Frequentemente quando si parla di ESG, la maggior parte dell’attenzione è rivolta agli aspetti ambientali e sociali. In realtà è il board che permette di sviluppare i processi, le attività e le regole necessarie per implementare le azioni volte a raggiungere gli obiettivi sostenibili. La Governance esercita quindi, un ruolo fondamentale per lo sviluppo e l’impatto dei temi ambientali e sociali. Il suo compito è predisporre un modello di business capace di inquadrare e integrare nelle strategie complessive dell’impresa, iniziative in progetti sostenibili, organici e condivisi nell’operatività di ogni funzione aziendale e ad ogni livello direzionale. La Vision e la Mission devono essere chiare a tutti i componenti dell’azienda, affinché ognuno svolga le proprie funzioni con un unico obiettivo comune, assicurare la resilienza dell’azienda.
L’obiettivo dell’Unione Europea è ormai chiaro, sviluppare e sostenere investimenti in progetti sostenibili! La Direttiva Europea 2464/2022 “Corporate Sustainability Reporting Directive” (“CSRD”) - emanata il 16 dicembre 2022 ed attualmente in vigore - obbliga solo le grandi aziende e gli enti di interesse pubblico a rendicontare le informazioni relative agli effetti che le politiche sostenibili producono sull’andamento aziendale. Le PMI italiane, pur non essendo obbligate al rispetto della “CSRD”, sono particolarmente interessate alla sostenibilità. Il motivo è evidente ed intuitivo! Spesso le PMI rientrano nella catena di approvvigionamento (supply chain) delle grandi realtà europee che sono obbligate alla trasparenza informativa in materia di sostenibilità. Di conseguenza, un’azienda che sottovaluta un business integrato e sostenibile, potrebbe essere un’azienda “scartata” dalle grandi multinazionali.
Creare un sistema di Governance adeguato, capace di integrare obiettivi sostenibili e remunerativi, significa fare economia nel rispetto della compliance normativa e saper affiancare ai profitti finanziari le aspettative degli stakeholder. Per fare questo è necessario un approccio positivo al “Change management”, alla trasformazione, alla transizione dei modelli di business aziendali verso la sostenibilità. In questa fase di cambiamenti, è fondamentale l’azione e l’intervento del Top Management. Quest’ultimo deve intervenire su sé stesso esaminando e mettendo in discussione politiche aziendali vincenti che, in uno scenario totalmente nuovo e globale, potrebbero essere la soglia di un declino inarrestabile. Il board deve arricchire le proprie competenze di strumenti innovativi ed implementare il processo di “CHANGE”, analizzando le dinamiche organizzative e psicologiche che si innescano in un processo di cambiamento organizzativo complesso in cui gli ESG rappresentano un aspetto cruciale per un’azienda sana, competitiva e all’avanguardia.