L’Italia e l’Europa perdono appeal tra gli investitori stranieri? Guardando i numeri sembrerebbe di sì: complessivamente nel 2023 rispetto al 2022 nel Vecchio Continente sono calati del 4 per cento i progetti di investimenti diretti, ma in Italia sono scesi del 12% per cento su base annua.
Anche se, secondo EY Attractiveness Survey Italy, il 68 per cento degli intervistati ritiene che il nostro Paese, nell’arco dei prossimi tre anni, possa incrementare la propria attrattività. Si riduce la percentuale di quanti prevedono che l’Italia sia meno attrattiva: nel 2024 lo riteneva il 22 per cento degli interpellati, contro il 31 per cento del 2023.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di comprendere in quale modo il nostro Paese possa attrarre investimenti.
Rallentano gli investimenti in Europa ed in Italia
Ma quali sono i motivi per i quali le società hanno deciso di rallentare i loro investimenti in Europa? A determinare questa scelta sono principalmente le tensioni geopolitiche in corso, che hanno determinato una revisione nei flussi dei beni, influenzando le catene di approvvigionamento. Lo scenario economico dentro al quale il vecchio continente si sta muovendo è caratterizzato da una crescita economica limitata, da esportazioni che subiscono forti pressioni e da un'inflazione ancora elevata. Oltre che da un costo del denaro ancora alto.
Nel ranking europeo, l’Italia si trova in nona posizione, subito dopo Germania, Portogallo e Spagna - che sono in flessione rispettivamente del 12 per cento, 11 per cento e 6 per cento - e della Turchia, che invece risulta essere in crescita del 17 per cento in termini di numero di progetti.
Complessivamente il nostro Paese nel 2023 è riuscito ad intercettare il 4 per cento degli investimenti diretti esteri in Europa, un risultato sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente. Anche se siamo davanti ad una percentuale sottodimensionata, almeno a fronte della rilevanza dell’economia italiana, che è la quarta in Europa dopo la Germania, il Regno Unito e la Francia, che riescono ad attrarre investimenti rispettivamente per il 13 per cento, il 17 per cento ed il 21 per cento.
“L’Italia ha registrato una flessione degli investimenti diretti esteri del 12 per cento, ma è riuscita a mantenere stabile la propria quota di mercato - spiega Marco Daviddi, Managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia -. Anche se, confrontando i dati con quelli pre-pandemia, si nota un significativo aumento degli investimenti esteri in Italia, più che raddoppiati nel 2023 rispetto al 2019, ciò che in passato ha reso Europa e Italia luoghi attraenti potrebbe ora non essere più sufficiente. Per diventare una destinazione leader per gli investimenti diretti esteri, l’Italia deve sfruttare la sinergia tra governo, istituzioni e settore privato. Con una popolazione di circa 59 milioni di consumatori e il ruolo di quarta economia del continente, l’Italia si avvale di un tessuto industriale diversificato, istituzioni accademiche e di ricerca di primo ordine e una forza lavoro qualificata anche se, dobbiamo ricordarlo, in contrazione”.
I settori più attrattivi per gli investitori stranieri italiani
Ma quali sono i settori più attrattivi del nostro Paese? Secondo EY Attractiveness Survey Italy, nel 2023 sono cresciuti gli investimenti nella logistica, che stanno trainando la nostra economia. Il 16 per cento dei progetti di investimento insistono proprio in questo settore, rispetto al 10 per cento del 2022, registrando una crescita del 46 per cento in termini di numero di progetti.
Cresce anche il settore dei macchinari e delle attrezzature, il settore farmaceutico e quello dell’abbigliamento. Vanno bene il settore dei servizi digitali e IT, nonché quelli dei servizi B2B, benché siano rimasti primi per numero di progetti nel 2023, hanno registrato un calo di attività.
Gli investimenti in Italia arrivano principalmente dagli Stati Uniti (19 per cento), dalla Francia (12 per cento), dal Regno Unito (9 per cento), dalla Germania e dalla Svizzera (entrambi all’8 per cento). Si conferma il trend in atto del cosiddetto 'friend sharing', ossia l’attività di investimento in aree geografiche con cui sono in essere buone relazioni, consolidate e di lungo periodo.
Geograficamente parlando invece gli investimenti sono “molto polarizzati e indirizzati verso le regioni del nord-ovest, dove si trovano alcuni dei distretti industriali più attrattivi - si legge nella ricerca -. Migliora l’attrattività dell’area nord-est con il 20 per cento degli investimenti sul totale registrato in Italia (rispetto al 12 per cento del 2022). Spicca il ruolo guida della regione Lombardia, che attrae il 43 per cento del totale dei progetti di investimento estero. Seguono Piemonte (22 progetti, 10 per cento) ed Emilia-Romagna (16 progetti, 7 per cento). Si rileva un decremento degli investimenti nell’area del centro e sud Italia, guidati rispettivamente da Lazio (15 progetti) e Puglia (che ha visto 12 progetti nel 2023)”.
Le prospettive future
Nel corso dei prossimi tre anni, almeno il 68 per cento degli interpellati per la ricerca ritiene che l’Italia possa incrementare la propria attrattività.
“Gli intervistati nel settore chimico-farmaceutico sono i più ottimisti riguardo l’attrattività futura dell’Italia (75 per cento) - si legge nel report -. Gli intervistati dei servizi finanziari sono i meno propensi a credere che l’Italia continuerà a crescere in attrattività (60 per cento). Le aziende che già operano in Italia sono più propense a ritenere che il Paese diventerà più attrattivo nel medio termine (70 per cento) rispetto a quelle che al momento non hanno stabilito attività in Italia (65 per cento)”.