Il titolo dell’articolo pone un interrogativo che sorge spontaneo in questo inizio anno ricco di numerose novità in ambito geopolitico e normativo in tema di sostenibilità aziendale, politiche ESG e della loro rendicontazione.
Un evento rilevante è stato senz’altro l’elezione di Donald Trump. Le prime conseguenze sono state le scelte in tema di investimenti e politiche di sostenibilità delle industrie statunitensi. Tra i nomi di maggior peso si notano le scelte di BlackRock, JpMorgan, Citi, Bank of America, Net Zero Asset Managers Initiative, Walmart.
Di riflesso, dopo l’insediamento della nuova Commissione Europea il 1° dicembre 2024, l’Unione europea, dato l’appello di numerose imprese, ha comunicato la volontà di voler semplificare, consolidare e di rendere più accessibile la normativa in tema di sostenibilità (CSRD, CSDDD, Tassonomia) attraverso il c.d. “pacchetto di semplificazione Omnibus”.
Il 26 febbraio è stato quindi pubblicato il suddetto pacchetto dal quale si evincono due principali novità: la prima è la riduzione del numero di imprese obbligate alla rendicontazione di sostenibilità (si parla di circa l’80 per cento di quelle attualmente obbligate), mentre la seconda è una revisione dell’entrata in vigore degli obblighi attualmente previsti di un esercizio.
Questa iniziativa comunitaria mostra, per alcuni, una significativa ritirata da ciò che le istituzioni europee intendevano intraprendere con il Green Deal del 2019.
Dunque?
Si tornerà veramente al vecchio status quo precedente, relegando la sostenibilità ad una mera parentesi?
Si ritiene di no, in base soprattutto a tre motivi.
La legislazione di sostenibilità non è solo il frutto degli ultimi anni
L’impegno per una economia più attenta all’ambiente e alle persone nell’ottica di uno sviluppo sostenibile risale per l’esattezza a 38 anni fa, con la Dichiarazione di Brundtland del 1987, a cui, nel 1988, seguì la nascita dell’IPCC, istituzione redattrice dei report sullo stato del cambiamento climatico; oppure ancora il protocollo di Kyoto del 1997.
A livello globale, di sostenibilità se ne parla dalla crisi petrolifera degli anni ’70 e, con gli studi portati avanti sempre in quegli anni (si pensi, ad esempio, al rapporto del 1972 di The Club of Rome con il titolo Limits of Growth nel quale si analizzava quali implicazioni potesse avere la continua crescita globale sostenuta dalle sole risorse naturali fossili), la questione si è andata sempre più a consolidarsi e a trovare un proprio spazio nelle agende istituzionali dei vari Stati.
Inoltre, la stessa recente normativa, del 2022, riguardante gli obblighi di rendicontazione nella CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive, non è altro che un mero ampliamento della direttiva NFRD – Non-Financial Reporting Directive –, risalente già al 2013, frutto anch’essa di un processo di maggior comprensione del fenomeno ESG.
Con questo quello che si vuole dire è che un riordino della disciplina ed un maggiore coordinamento delle norme è un fatto positivo (richiesto specialmente dagli addetti ai lavori), ma di certo non significa eliminare – almeno in Europa - 10 anni di produzione normativa sul tema.
La percezione sociale dei temi ambientali e sociali
È importante, altresì, notare quanto già nel quotidiano sia stata assimilata una sensibilità ambientale da parte dei cittadini oppure quanto sia incrementata la domanda da parte dei lavoratori di benessere, sia personale che legato al proprio ambiente di lavoro.
Esempi in cui ciò si riscontra possono essere: il mercato delle apparecchiature elettroniche ricondizionate, la nascita delle varie app per vendere ed acquistare vestiario e altri prodotti già utilizzati, allungandone così il ciclo vita; le richieste da parte della Gen Z di determinati confort a livello lavorativo (smart-working, orari di lavoro flessibili); oppure la forte crescita del settore dello sharing dei mezzi di traporto.
Buona parte dei consumatori è oggi alla ricerca di prodotti a basso impatto ambientale, che garantiscano minor sfruttamento degli animali oppure ancora, in generale, prodotti meno processati e più naturali. Essi, infatti, sono ormai equiparati ad un maggior benessere, ad un mezzo per preservare meglio il proprio stato di salute ed a piccoli gesti volti a non peggiorare le condizioni del nostro ecosistema.
Per questi motivi, non pare si possa modificare la consapevolezza e gli usi attuali di un target di consumatori sempre più ampio. La stessa educazione scolastica, fin dall’infanzia, è ormai impegnata nella trasmissione dei valori utili alla sostenibilità, soprattutto all’ambiente. Ciò indica che le future prossime generazioni di consumatori e lavoratori saranno attente e sensibili a questo ambito e il mercato non avrà motivi per non soddisfare le richieste di questa nuova domanda.
La sostenibilità come strategia di efficientamento aziendale
Da ultimo, ma non per importanza, occorre segnalare che la sostenibilità rimane uno strumento utile a migliorare l’operatività aziendale con la conseguente riduzione di costi.
Come si sa, il mantenimento della propria competitività richiede investimenti in nuovi impianti, macchinari e software che, però, attraverso la leva finanziaria rafforzano la crescita societaria tanto da renderla maggiore degli oneri sostenuti. Analogamente, questo principio è applicabile alle politiche, obiettivi e azioni legate alla sostenibilità.
Pertanto, se un obiettivo è quello del contenimento dei costi aziendali più significativi (materie prime, servizi, beni di terzi, etc.), una strategia legata alle tematiche ESG sarà quella di ricercare soluzioni che vadano ad impattare su un minor consumo energetico e su minori scarti di lavorazione che si traducono, ovviamente, in una minore produzione di rifiuti ed utilizzo di materiali. Inoltre, la scelta coinvolgerà l’investimento in macchinari che, a parità di produzione oraria, consumeranno meno energia elettrica o meno risorse idriche; così come gli investimenti si indirizzeranno verso macchinari con maggior precisione nella lavorazione con integrazione software volti a massimizzare i materiali utilizzati; lo stesso vale per le politiche di “zero carta” negli uffici amministrativi e per le comunicazioni interne; la predilezione nel sostituire apparecchiatura informatica obsoleta con apparecchiatura ricondizionata. Queste scelte continueranno ad essere validi input per un concreto risparmio economico per qualsiasi tipologia di impresa.
Dunque, la sostenibilità sembra stia attraversando un periodo di disinteresse a livello globale con ripensamenti e correzioni sulle politiche in materia ma, nonostante ciò, continuerà ad essere tema di confronto e di centralità nel mondo aziendale. Verrà (la sostenibilità) probabilmente spogliata di alcuni abiti burocratici che rischiavano di mostrarla ai più come nuovo adempimento da dover ottemperare senza però poterne apprezzare le reali potenzialità. Questa deregolamentazione farà desistere coloro che non hanno mai realmente creduto nella sostenibilità, cavalcata finora solo sull’onda della novità e dell’entusiasmo.
Per coloro che, invece, ne intravedono le potenzialità da sfruttare è ora giunto il momento per approfondire cosa significa implementare la sostenibilità nel processo aziendale, quali sono i passi da compiere per avviare il processo e affrontare le tematiche ESG con un diverso “paio di occhiali”, al fine di scorgere le opportunità ed ottimizzarle al meglio, con maggior metodo e consapevolezza.