DDL sul femminicidio: un riconoscimento alla libertà di scelta delle donne
di Francesca Negri
L’introduzione del nuovo reato di femminicidio, proposta nel disegno di legge 1433 del 2025 (approvato mercoledì in Commissione giustizia al Senato) e del quale ci siamo già in parte occupati in questa rivista, è stato oggetto di numerose critiche da parte degli studiosi e degli operatori del diritto.
Una delle più significative riguardava il fatto che si prevedesse la pena dell’ergastolo se il femminicidio viene commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o “per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o comunque l’espressione della sua personalità” (“chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo”).
In sintesi, si era ritenuto da più parti che questa formulazione fosse pericolosamente indeterminata e che il giudice sarebbe stato costretto a indagare i motivi dell’atto e la personalità del reo prima ancora del fatto stesso.
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