“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto (O. Wilde)”

di Annalisa Cazzato (*)

In un mondo perfetto una giornata come il 25 novembre non esisterebbe. Anche se la storia ci restituisce l’assoluta (e incancellabile) disuguaglianza delle relazioni tra i due generi nei secoli, le incommensurabili conquiste umane dell’era moderna lascerebbero presagire un approccio completamente diverso, rendendo assurdo che il mondo intero debba ancora fermarsi a ricordare come la violenza (e la violenza di genere in particolare) sia una pratica da ripudiare.

In questa giornata dedicata a numeri atroci, slogan, manifestazioni, mobilitazioni generali e tappeti rossi che sottende un tema troppo complesso da capire da parte di chi vive in un mondo ovattato, credo che il modo migliore per onorare Las Mariposas sia moltiplicare le testimonianze di speranza di donne che, senza lotte di genere, con la piena consapevolezza che il gap talvolta è il prodotto di differenze culturali, talaltra di caratteristiche ontologiche, talvolta, infine, il risultato di una scelta, e che, come tale, forse, non lo si può (o non si vuole) eliminare, lo hanno trasformato in un’arma di distruzione di pregiudizi e condizionamenti, rendendolo uno strumento di vittoria.

#HereMeToo

Ricordo quando, qualche anno fa, senza ancora consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto negli anni successivi in cui sono stata un’appassionata lavoratrice e, nello stesso tempo, una mamma di due figli piccoli desiderosa di ogni forma di attenzione alla famiglia, lessi un articolo titolato “La maternità fa curriculum”, probabilmente non scevro dalla logica delle “quote rosa” della peggiore specie, nel quale, sulla base di alcuni studi condotti anche da prestigiose università straniere, era stato messo in evidenza come il mondo del lavoro stesse progressivamente scoprendo il valore della versatilità insito nell’approccio femminile alle cose, reso necessario o comunque potenziato dall’arrivo di un figlio.