Crediti da paura. Quando il caos e l’incertezza affossano le buone idee
di Chiara Forino e Gabriele Silva
C’è stato un momento in cui i crediti fiscali sono stati oggetto di una proposta brillante: renderli cedibili e immediatamente liquidabili, un lampo di genialità nel buio dell’immobilismo finanziario-fiscale.
La logica era win-win: i soggetti in possesso di crediti fiscali, invece di utilizzarli nell’arco temporale pluriennale previsto dalla norma, potevano scegliere di scontarli in fattura o cederli a un istituto di credito.
Soprattutto per i crediti del famigerato “superbonus 110” relativo ai lavori edilizi, significava liquidità immediata per il cedente, senza attese che, in un mondo sempre più veloce, sono pari ad un’era geologica e per il cessionario un legittimo risparmio d’imposta.
Un meccanismo che avrebbe potuto rilanciare cantieri, imprese, economia, fiducia.
Poi è arrivata la realtà.
Un meccanismo che avrebbe dovuto sostenere imprese e consumatori si è rivelato una delle più grandi montagne russe normative che si ricordi.
Norme lacunose, che cambiano ogni tre settimane.
Totale assenza di controlli preventivi.
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