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Diritto

Corte UE: i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti in uno Stato membro valgono in tutta l’Unione

di Sara Bellanza

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Blast
nov 28, 2025
∙ A pagamento

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza destinata a segnare una svolta nei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Dal caso di due cittadini polacchi, i giudici europei hanno stabilito che un Paese UE deve obbligatoriamente riconoscere un matrimonio omosessuale che è stato legalmente contratto in un altro Stato membro.

Principio e sentenza sono molto chiari, al punto da destabilizzare idee e ordinamenti di alcuni Paesi che resistono alla piena equiparazione.

Tra questi c’è l’Italia, dove il matrimonio egualitario non è previsto.

La sentenza della Corte di giustizia europea solleva importanti interrogativi sul divario tra diritti e parità e sul fatto che i confini nazionali non possono trasformarsi in ostacoli quando è in gioco la dignità stessa delle persone.

Partendo dal caso in esame, analizziamo le conseguenze che questa decisione comporta sul piano nazionale.

Il caso che sposta l’ago della bilancia sul matrimonio egualitario

Uno Stato membro deve riconoscere un matrimonio tra due cittadini dell’Unione dello stesso sesso legalmente contratto in un altro Paese UE, dove i coniugi hanno esercitato la loro libertà di circolazione e soggiorno.

Ricominciamo proprio da qui.

Questo principio è il cuore della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea, che prende in esame una vicenda del 2018: due cittadini polacchi sposati in Germania chiedevano di essere riconosciuti come coniugi anche in patria. Le autorità polacche avevano negato la trascrizione, appellandosi alla normativa nazionale che non riconosce le nozze tra persone dello stesso sesso.

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