Può essere plausibile affermare che la scrittura a mano, in “corsivo”, rappresenta una parte estremamente importante del processo di evoluzione e maturazione neuromotoria, psichica ed emotiva della persona in quanto, proprio questo gesto grafico ne delinea uno degli atti di motricità fine – più precisi – che l’individuo impara a compiere nel corso della vita.
Questa voce, che significa che corre o scorre, può ulteriormente riferirsi ad ambiti diversi, citando l’acqua, appunto, “corsiva”, ma anche la moneta “corsiva” pur se attualmente si preferisca indicare entrambe con l’aggettivo “corrente”.
La sua etimologia deriva dal latino medievale cursivus, derivato di currĕre correre, supino cursum.
Il collegamento del termine al settore tipografico (“corsivo” italico o aldino) riguarda la tipologia dei caratteri ivi introdotta dall’editore e umanista italiano Aldo Manuzio agli albori del sedicesimo secolo. Qui, il tipo di scrittura adottata, chiamata anche “corsivo” romano, deriva da quella della cancelleria romana. Ma è attraverso il grande contributo dell’incisore Francesco Griffo (Francesco da Bologna) e con il successo riscosso dal disegno dei suoi caratteri che il “corsivo” tipografico, a marzo del 1501, giunge ad ottenere apposito privilegio dal Senato della Serenissima per il suo utilizzo.
Tornando al “corsivo”, visto invece come abilità manuale e prettamente caratteristica dell’individuo, negli ultimi anni, gli studi svolti in ambito neuroscientifico dimostrano come questa grafia contribuisca sostanzialmente ad un buon sviluppo cognitivo e dell’apprendimento. Le stesse ricerche sottolineano, infatti, una salda correlazione tra il cervello e la mano, in relazione alla creazione del pensiero e all’elaborazione delle idee. Particolari esami rilevano inoltre come la scrittura “corsiva” abbia la capacità di attivare specifiche aree cerebrali connesse proprio al funzionamento del pensiero, ma altresì del linguaggio e della memoria, stimolando così la concentrazione e consentendo una migliore resa mentale.
È importante ribadire che il suo uso permette di connettersi alla propria sfera creativa, incrementando peculiari abilità ed originalità. Se ne deduce che tutto ciò faciliti ed incoraggi una maggiore libertà espressiva, dovuta all’ulteriore attivazione della parte emotiva, con il risultato di aumentare maggiormente la personale autostima.
Invero, il grafologo Mauro Galli, uno dei principali esperti italiani del settore, definisce la grafologia come “una torcia che illumina meglio te stesso e gli altri”. Docente della materia, Galli parla di “mistero e potere della scrittura”, sottolineando come si possa addivenire anche ad un aiuto della persona proprio grazie a questo “semplice strumento” con cui si ha la possibilità, appunto, di conoscersi meglio per giungere infine a “tesorizzare le esperienze di vita e auto guidarsi”.
Questa ampia visione d’insieme porta dunque a comprendere come sia importante l’approccio con il “corsivo” già dalla prima età scolare. Difatti, nel bambino risulta rilevante tutta la metodologia legata all’uso della mano, adoperata per scrivere, con particolare riferimento ai movimenti fini delle dita. Nel gesto della scrittura, la coordinazione di tali movimenti, che interessano ulteriormente spalla, gomito e polso, diventerà sufficientemente raffinata da consentire la creazione di legami tra le lettere, associando al contempo le parole scritte ai suoni di appartenenza.
Concludendo, un appropriato percorso di apprendimento del “corsivo”, con chiare modalità didattiche di insegnamento – riguardanti anche la corretta postura e la corretta impugnatura – avrebbe il compito di “accendere il cervello” in tutte le sue funzioni più umane.