Contributi pubblici “significativi”: cosa cambia (e per chi) con il nuovo DPCM
di Pamela Rinci
Dopo mesi di attesa e lo stop del Consiglio di Stato nel giugno scorso, prende forma il DPCM attuativo dell’articolo 1, commi 857 e 858, della Legge di Bilancio 2025. Si tratta di un provvedimento cruciale, che introduce obblighi di rendicontazione e controllo per soggetti privati che ricevono contributi pubblici di entità significativa.
Tuttavia, la versione definitiva segna un cambio di passo importante rispetto alle bozze iniziali, delimitando con maggiore precisione il perimetro applicativo ed escludendo espressamente ETS, Onlus e enti religiosi civilmente riconosciuti.
Perché una nuova disciplina sui contributi pubblici?
Il DPCM nasce con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza e responsabilità nell’impiego delle risorse pubbliche da parte di privati, allineando – almeno parzialmente – le modalità di gestione a quelle previste per la Pubblica Amministrazione. L’intento è duplice: da un lato prevenire abusi o spese non coerenti con le finalità dei fondi erogati; dall’altro, evitare un’applicazione indistinta della normativa a realtà che già rispettano obblighi di rendicontazione e vigilanza.
Ambito di applicazione: chi sono i soggetti coinvolti?
I nuovi obblighi previsti dal DPCM si applicano a società, fondazioni, enti e organismi privati che ricevono contributi pubblici “significativi” da tre principali categorie:
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