Componente bio sotto controllo: il cartello segreto dei carburanti
di Roberto Plebani
Negli ultimi anni, i prezzi dei carburanti sono stati al centro di continui dibattiti, tra fluttuazioni legate alle crisi internazionali e sospetti su pratiche poco trasparenti da parte delle grandi compagnie petrolifere. In questo contesto si inserisce il recente provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che ha portato alla luce un’intesa che limita la concorrenza nel settore dei carburanti per autotrazione.
Tutto è iniziato nel 2023, quando una segnalazione anonima ha attivato l’indagine dell’Autorità. L’oggetto del sospetto era un accordo tra i principali operatori italiani per uniformare un elemento specifico del prezzo finale: la cosiddetta componente bio, ovvero la quota di prezzo legata agli obblighi di legge che impongono alle compagnie di aggiungere biocarburanti a benzina e gasolio. In teoria, questa componente dovrebbe variare in base alle modalità di approvvigionamento di ciascuna azienda, ma secondo l’AGCM le compagnie l’avrebbero fissata tutte allo stesso livello, riducendo così la possibilità di concorrenza reale.
Un ruolo chiave sarebbe stato svolto da ENI, che ha reso pubblici i propri dati sulla tariffa bio tramite la rivista specializzata Staffetta Quotidiana. Una scelta che, se da un lato appare trasparente, dall’altro ha fornito ai concorrenti un punto di riferimento chiaro, trasformandosi in uno strumento di coordinamento. Di fatto, gli aumenti sono stati applicati in parallelo da quasi tutte le società, senza giustificazione legata ai normali andamenti dei costi.
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