Come una ginestra sul vulcano: fiorire nella complessità organizzativa del XXI° secolo

di Andrea Tordini

Sono rientrato da poco nella mia terra amata, le Marche. Dopo qualche mese trascorso nuovamente immerso nei paesaggi familiari dell’infanzia – i colli morbidi, le strade silenziose, le case in mattoni rossi con le persiane verdi – ho sentito il bisogno di tornare a camminare in quei luoghi che, da bambino, mi sembravano infiniti. Ho deciso allora di ripercorrere alcune tappe della mia formazione. Sono tornato a Recanati, nella dimora del più illustre tra i nostri conterranei: Giacomo Leopardi.

Visitare la casa, il museo, la biblioteca, e infine quel colle che ancora oggi chiamiamo “dell’Infinito”, è stato come riaprire un cassetto della memoria. Tanti flash mi sono tornati alla mente: le gite scolastiche in primavera, le letture adolescenziali, le prime intuizioni sul valore del tempo, sul desiderio, sul senso delle cose. Tutto era lì, immobile, eppure vivo. Come se Leopardi avesse lasciato in ogni stanza, in ogni libro, in ogni davanzale consumato, un frammento di qualcosa che ancora oggi parla a chi ha nuove orecchie per ascoltare.

Mentre lasciavo la collina, per rientrare verso il mare, quasi con un senso di nostalgia e gratitudine, mi sono chiesto: che cosa avrebbe da dire oggi Leopardi a chi vive e lavora nel mondo delle imprese, delle organizzazioni, delle relazioni professionali?