Che senso ha lavorare 13 ore al giorno nel 2025? La Grecia e quell'alibi che non sta in piedi
di Claudio Garau
Viviamo nell’era dell’iper-tecnologia, in cui le potenzialità e applicazioni dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, sono ancora da scoprire nella loro totalità. Ecco perché l’odierno senso comune si stupisce di ciò che è recentemente successo in Grecia. Pochi giorni fa il Parlamento ellenico ha, infatti, approvato una norma di disegno di legge che consente ai dipendenti di estendere la giornata lavorativa da 8 fino a 13 ore, sotto un unico datore di lavoro privato (e non più soltanto due come già in precedenza), per un massimo di 37 giorni l’anno e con una maggiorazione salariale del 40 per cento. Ma il mercato del lavoro europeo, con l’orientamento a modelli come la settimana corta e la riduzione delle ore di lavoro a parità di retribuzione, non si sta forse orientando in modo decisamente diverso?
Vero è che questa novità, almeno nelle intenzioni del governo di Atene, dovrebbe rappresentare una “opportunità volontaria” di incremento del reddito, una contromisura alle cicatrici profonde lasciate dalla crisi economica negli ultimi quindici anni. In realtà, la normativa ha il merito - o il demerito, dipende dai punti di vista - di mostrare con chiarezza quel rischio di regressione che, nel nome della flessibilità produttiva, grava tuttora sul mercato del lavoro continentale.
Nell’ultimo periodo, gli scioperi generali, indetti dai sindacati greci, non sono mancati. L’estensione è però passata, a riprova del fatto che il potere politico, quando lo ritiene opportuno, è in grado di scavalcare ogni rivendicazione delle associazioni sindacali, che - nell’occasione - hanno pur parlato di un vero e proprio “ritorno al Medioevo”.
I non giuristi potrebbero obiettare: ma in Italia una regolamentazione di questo tipo non esiste, ci sono norme più garantistiche per i lavoratori, disposizioni che proteggono l’equilibrio tra carriera e vita privata. Siamo al sicuro. È davvero così? Se guardiamo all’assetto normativo dell’orario di lavoro nel nostro Paese, troviamo che il limite invalicabile sono le 48 ore settimanali, ma attenzione: non c’è alcun tetto giornaliero espresso. Il legislatore, infatti, non lo prevede. Tuttavia, visto che la legge impone - invece - 11 ore di riposo consecutive, possiamo dedurne che il limite giornaliero “effettivo” sia proprio 13 ore. A ben vedere, ciò che in Grecia è stato approvato per legge, in Italia può già accadere nei fatti, ma con maggiorazioni retributive ben più modeste.
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