Bonus mamme 2025, storia di una misura tanto attesa quanto insufficiente
di Simona Baseggio e Barbara Marini
L’INPS ha rotto gli indugi e, con la circolare n. 139 del 28 ottobre 2025, ha finalmente illustrato in modo ufficiale il funzionamento del cosiddetto “Nuovo bonus mamme” previsto per l’anno in corso. Un provvedimento atteso, discusso e più volte ritoccato, che arriva però a fine ottobre, con termine “ordinatorio” per presentare le domande entro il 9 dicembre, lasciando poco tempo utile per orientarsi, fare domanda e sperare di ricevere il beneficio entro l’anno.
La misura trova base giuridica nell’articolo 6 del decreto-legge n. 95/2025, convertito con modificazioni dalla legge 118/2025, e si configura come un’erogazione monetaria di 40 euro mensili, destinata alle lavoratrici madri con almeno due figli. L’intervento nasce in sostituzione (o meglio: in “surroga transitoria”) del più ambizioso esonero contributivo previsto dalla legge di Bilancio 2025, il quale è stato posticipato al 2026.
In origine, infatti, il bonus avrebbe dovuto concretizzarsi in uno sgravio del 9,19 per cento sui contributi previdenziali a carico della lavoratrice madre. Ci si è accorti, però, che questo meccanismo aveva comportato effetti paradossali: l’aumento dell’imponibile finiva per generare un aggravio fiscale IRPEF, annullando in alcuni casi il vantaggio o addirittura peggiorando il netto in busta paga.
Da qui il cambio di rotta: per il 2025, si è deciso di adottare una soluzione più lineare, seppur più contenuta sul piano economico.
Secondo la circolare INPS, il bonus spetta a domanda alle lavoratrici madri che, cumulativamente:
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