Art bonus: dieci anni di mecenatismo culturale che fa crescere l'Italia e le imprese
di Diego Zonta
L'Art Bonus, lostrumento fiscale introdotto in Italia per promuovere il mecenatismo a sostegno del patrimonio culturale, da molti anni riscuote successo (è stato introdotto per la prima volta nel 2014). In oltre un decennio, questa iniziativa ha dimostrato come la collaborazione tra pubblico e privato possa generare un circolo virtuoso, tutelando e valorizzando la bellezza italiana e, al contempo, offrendo significativi vantaggi anche per le imprese donatrici.
Cos'è l'art bonus e i principi ispiratori
Nato con il Decreto-legge 83 del 31 maggio 2014, e successivamente convertito con modificazioni nella Legge 106 del 29 luglio 2014, l'Art Bonus si fonda sull'idea di incentivare le erogazioni liberali da parte di cittadini e imprese a favore della cultura. L'obiettivo primario è la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo. Il principio cardine è quello di rendere la cura del patrimonio collettivo una responsabilità condivisa, stimolando un "rinascimento" del mecenatismo attraverso un meccanismo fiscale trasparente e vantaggioso. La gestione del portale di trasparenza artbonus.gov.it, affidata ad Ales S.p.A. dal 2015, garantisce la conoscibilità e la diffusione dell'iniziativa.
Nel corso degli anni, l'ambito di applicazione è stato progressivamente esteso, includendo interventi su beni religiosi in aree sismiche, il sostegno a diverse categorie di enti dello spettacolo come istituzioni concertistico-orchestrali, teatri nazionali e di rilevante interesse culturale, fino ai complessi strumentali, circhi e spettacoli viaggianti.
Benefici fiscali per le imprese donatrici
Per le imprese, così come per le persone fisiche e gli enti non commerciali, l'Art Bonus si traduce in un credito d'imposta pari al 65 per cento delle erogazioni liberali effettuate. Questo significa che una fetta consistente della donazione può essere recuperata sotto forma di minor imposta da versare all’erario. Il credito è utilizzabile in tre quote annuali di pari importo. Questa agevolazione rende l'investimento in cultura non solo un atto di responsabilità sociale, ma anche una scelta con un risvolto economico positivo, alleggerendo il carico fiscale dell'azienda.
Dieci anni in numeri: raccolta e mecenati
L'impatto dell'Art Bonus in questi dieci anni è stato straordinario. Al 12 novembre 2024, sono stati raccolti complessivamente 1.000.519.116 euro. Questo risultato ragguardevole è stato possibile grazie al contributo di 44.309 mecenati. Di questi, il 25 per cento sono imprese, che hanno contribuito con 468.591.676 euro, dimostrando un significativo impegno del mondo imprenditoriale. Le persone fisiche rappresentano il 62 per cento dei mecenati (con 45.826.828 euro donati), mentre gli enti non commerciali costituiscono il 13 per cento (con ben 486.100.612 euro).
Diffusione territoriale e iniziative regionali integrate
L'Art Bonus ha toccato tutte le regioni italiane, da Nord a Sud, sebbene con intensità diverse. Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna figurano tra le regioni con le raccolte più cospicue. La forza dell'Art Bonus risiede anche nella sua capacità di mobilitare risorse per progetti iconici e di grande valore simbolico. Un esempio emblematico è la Fondazione Arena di Verona, dove il progetto "67 colonne" è riuscito a coinvolgere le principali realtà imprenditoriali del territorio a sostegno di uno dei templi mondiali dell'opera lirica. A Bologna, la mobilitazione per le Torri Garisenda e Asinelli ha visto testimonial di spicco come Morandi e Cremonini scendere in campo per la raccolta fondi Art Bonus, a cui hanno aderito numerose imprese e cittadini per la salvaguardia di questi iconici monumenti cittadini. Nella Capitale, il complesso del Vittoriano e Palazzo Venezia ha beneficiato del sostegno di grandi mecenati come Bulgari, che ha contribuito al restauro della decorazione plastica del fronte principale e della scalea del Vittoriano, dimostrando l'impegno del settore privato anche per i simboli dell'identità nazionale. Significative sono state anche le iniziative di altri importanti imprenditori della moda, tra cui Cucinelli, Ferragamo, Fendi, Prada e Dolce & Gabbana, a favore di diversi progetti culturali. È interessante notare come alcune regioni abbiano deciso di affiancare all'Art Bonus nazionale delle proprie misure integrative. La Provincia Autonoma di Trento, ad esempio, ha introdotto un contributo in compensazione sull'IRAP per donazioni a progetti che beneficiano anche dell'Art Bonus nazionale. Similarmente, la Toscana ha istituito "Toscana Art Bonus" con un credito d'imposta sull'IRAP, e il Friuli-Venezia Giulia ha attivato un proprio "Art Bonus regionale" con meccanismi analoghi. Queste iniziative locali amplificano ulteriormente l'efficacia dello strumento nazionale, adattandolo alle specificità territoriali.
Perché le aziende dovrebbero investire in cultura: il valore della "bellezza"
Al di là dei benefici fiscali, investire in arte e cultura rappresenta per le aziende un asset strategico con ritorni significativi in termini di competitività e reputazione. Lo studio "Economia della Bellezza" 2024, realizzato da Banca Ifis, offre una prospettiva interessante. L'analisi rivela che le oltre 700 imprese italiane che investono in arte e cultura generano complessivamente 192 miliardi di euro di fatturato e, dato cruciale, registrano un aumento della produttività pari a 1,4 volte superiore rispetto ai loro competitor che non effettuano tali investimenti.
Questo vantaggio competitivo si traduce anche in una crescita delle retribuzioni superiore di 2,2 volte, con un impatto positivo sulla valorizzazione delle competenze interne. Le ragioni di questa maggiore performance sono molteplici: il 52 per cento delle imprese intervistate da Banca Ifis investe in cultura per costruire relazioni solide con i territori e le comunità di riferimento; il 23 per cento lo fa per comunicare più efficacemente con i propri stakeholder esterni; un ulteriore 12 per cento utilizza l'arte e la cultura come strumenti di innovazione e stimolo creativo interno, e un altro 12 per cento per migliorare l'engagement dei propri dipendenti.
L'Art Bonus, quindi, si conferma non solo come un pilastro per la salvaguardia del nostro inestimabile patrimonio, ma anche come un catalizzatore di crescita economica e sociale. Per le imprese, abbracciare il mecenatismo culturale attraverso questo strumento significa contribuire attivamente alla "bellezza" del Paese, rafforzando al contempo la propria immagine, la coesione interna e la propria performance sul mercato. Un investimento che, a dieci anni dalla sua introduzione, si dimostra più che mai lungimirante.