Annullato l’accertamento societario, cadono anche quelli dei soci anche se definitivi
di Andrea Gaeta e Lorenzo Romano
Nelle società di persone, quando l’accertamento relativo alla società viene annullato, tale annullamento è idoneo a travolgere anche eventuali giudicati formatisi in senso opposto a favore dell’Amministrazione. L’ultimo giudicato, se favorevole, deve prevalere non solo sulla mancata impugnazione dell’atto, ma addirittura su un giudicato contrario. In questo senso si è espressa la Cassazione con l’ordinanza n. 24809 dell’8 settembre 2025, ponendo in evidenza la forza espansiva che l’effetto caducatorio dell’accertamento societario dispiega anche sulle posizioni dei soci.
Il caso esaminato prende avvio da accertamenti induttivi che avevano colpito sia una società in nome collettivo che i suoi soci, per i redditi di partecipazione. Dopo un iter processuale a dir poco travagliato, la cui ricostruzione sembra aver messo in difficoltà persino la Suprema Corte, che in un certo frangente confonde le parti ricorrenti di un precedente giudizio, la C.T.R. del Piemonte aveva annullato gli avvisi emessi nei confronti della società, lasciando al contempo sopravvivere quelli notificati ai soci.
Si produceva, così, un’evidente frattura: il presupposto impositivo della società risultava caducato, mentre le pretese individuali restavano intatte, come se fossero autonome e non direttamente dipendenti dal reddito della società. Una soluzione, evidentemente, radicalmente incompatibile con il principio della trasparenza.
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