Presentazione
Da oggi su Blast prende il via la pubblicazione a puntate (oggi i primi due episodi) di “Algoritmo controllo – Imitation of Consciousness”, thriller politico-tecnologico.
Un appuntamento settimanale, un cortocircuito tra realtà e fantasia, che apre le porte a un’esperienza di letteratura digitale nuova, dove la suspense si intreccia con le domande più attuali sull’intelligenza artificiale, il potere, il presente e il futuro.
Sul Lago di Como, nelle sale sontuose di Villa d’Este, si apre un importante Forum economico, il più esclusivo incontro mondiale tra potere politico, finanza e tecnologia.
L’evento accoglierà anche la presentazione di Helios, un progetto destinato a unificare le reti globali integrandole con un’unica potente intelligenza artificiale.
A guidare Helios è Adrian Varga, genio ungherese dal passato oscuro, visionario e manipolatore, che considera l’IA non come uno strumento, ma come il prossimo stadio dell’evoluzione umana.
La sua visione del futuro, magnetica e affascinante, ipnotizza i potenti della Terra, promettendo un mondo più efficiente e giusto, governato dagli algoritmi.
Ma quando Cho Jin-hwan, ministro sudcoreano della Scienza e dell’ICT, muore improvvisamente nella sua camera dell’hotel alla vigilia di un’importante votazione a margine del Forum, il fragile equilibrio del summit si incrina.
È a questo punto che l’avvocato Dellandito, legato a Cho da un’amicizia nata anni prima a Boston, e imbucato al convegno grazie al capo della sicurezza, comprende che dietro l’infarto del ministro si nasconde qualcosa di più grande: un disegno globale di controllo, una rete invisibile il cui obbiettivo è che ogni decisione politica e finanziaria venga demandata alla IA creata da Helios.
Mentre le indagini si complicano, la figura di Varga emerge come il vero epicentro del potere mondiale: un uomo che non crede nella morale, ma nei sistemi; un architetto del consenso capace di piegare ministri e banchieri con la sola forza della sua visione del futuro.
Tra verità, menzogna e manipolazione digitale, l’avvocato Dellandito si troverà costretto a scegliere se restare spettatore o ribellarsi al nuovo ordine che sta nascendo, un mondo in cui la libertà rischia di essere sacrificata all’ordine e la giustizia considerata un codice algoritmico da programmare.
“Algoritmo controllo- Imitation of consciousness” è un thriller politico e tecnologico che unisce il respiro del romanzo internazionale alla profondità etica del pensiero europeo.
Tommaso Landi esplora i confini tra uomo e macchina, fede e potere, giustizia e controllo, firmando un’opera in cui la domanda più antica torna a essere la più urgente: chi controlla chi?
Sulle sponde del Lago – Episodio 1
Como – 15 settembre
Villa d’Este, con la sua imponente facciata rinascimentale si specchiava nel lago avvolta dalla foschia del primo mattino.
Fregi, colonne e timpani sembravano lattimi veneziani, tutto, in quella luce sembrava di cristallo, algido ma fragile e precario, le ombre dissolte dall’alba svelavano frammenti di realtà umile: un cameriere da poco in servizio che si allacciava i bottoni dorati dell’uniforme candida, un giardiniere inginocchiato accanto alle rigogliose aiuole di valeriana intento a strappare un invadente tarassaco giallo, gesti comuni che preparavano a un evento che di comune aveva ben poco.
Spesso a settembre, nei pressi delle profonde acque davanti a Cernobbio, le prime luci della giornata combattono con le ragnatele di un autunno ingombrante, impaziente di scacciare la breve splendida estate.
Poi, senza preavviso, il sole brilla, l’azzurro si fa terso nel cielo di Lombardia e l’aria frizzante restituisce alla villa il suo nitido status di solida realtà.
All’architetto Tibaldi bastarono cinque anni, a partire dal 1565, per trasformare i sogni del cardinale Tolomeo Gallio in un potente edificio saldamente ancorato tra le verdi colline che abbracciano il Lago di Como.
Il committente, uomo di chiesa e di potere, era noto per la sua raffinatezza e nessuno rimase stupito nel constatare che la dimora, una volta finita, fosse il perfetto palcoscenico per una sfrenata ambizione.
A incastonare la villa furono edificati giardini terrazzati che ancora oggi scendono dolcemente verso le acque del lago.
L’edificio divenne ben presto teatro di feste sontuose e intrighi politici.
Il genius loci fu rispettato quando nel 1873, la villa conobbe una nuova vita, trasformandosi in un lussuoso albergo, rifugio di aristocratici e teste coronate.
Tra le sue mura, echi di passate grandezze si mescolano al fascino di un’eleganza senza tempo.
Le prime berline scure e silenziose varcano i cancelli, mentre gli elicotteri della sicurezza sorvolano il parco e il lago.
«Il rumore dei rotori mi ricorda sempre Apocalypse now».
Ad alzare la voce sopra il frastuono dei rotori, per farsi sentire è l’addetto alla sicurezza interna dell’Hotel, Matteo Di Lauri.
«Manca solo la cavalcata delle Valchirie, a proposito sai che la moglie di Wagner nacque a meno di un chilometro da qui, a Como, in piazza Cavour».
La guardia armata non mostrò interesse alla conversazione.
Di Lauri si rese conto di aver sbagliato registro.
Dubitava che quell’uomo in tenuta paramilitare nera e una Uzi semi automatica al collo avesse mai sentito parlare di Wagner. Vista la sua nazionalità, probabilmente, neppure Cavour doveva essergli familiare.
Quell’anno la sicurezza era stata appaltata all’Esterno e i giardini della villa, ormai da una settimana, erano invasi da un piccolo esercito svizzero, i Lanzichenecchi, come li chiamava Di Lauri.
Altezza lievemente sotto la media, che gli aveva precluso una carriera nella Folgore, suo sogno giovanile, occhi cerulei profondi e stanchi, capelli biondi rasati a zero a celare, con intelligenza e pragmatismo, tratti sviluppatissimi del suo carattere, una calvizie precoce, l’addetto alla sicurezza interna non si era scomposto quando il direttore generale di Villa D’Este gli aveva comunicato, con un preavviso che Di Lauri aveva considerato eccessivamente breve, la decisione di appaltare a un servizio Esterno l’organizzazione della security del forum economico di Cernobbio.
A dir la verità, ben lungi dal sentirsi offeso, il suo primo pensiero andò all’amico Dellandito.
Quest’anno sarebbe stato più difficile farlo imbucare al convegno.
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