Al nord si lavora 27 giorni in più all’anno. E le retribuzioni sono più alte
di Pierpaolo Molinengo
255 giorni contro 228: sono i giorni in cui si lavora al nord contro quelli del sud. In altre parole, nell’arco di dodici mesi nelle regioni settentrionali del nostro Paese si lavorarono 27 giorni in più rispetto a quelle meridionali. Quali sono le motivazioni che si annidano dietro a queste differenze? Possiamo immediatamente sfatare i luoghi comuni che vedono operai ed impiegati del nord instancabili lavoratori, mentre al sud ci sarebbero molti scansafatiche, che cercano di evitare a tutti i costi le fabbriche e gli uffici.
Stando ad una recente ricerca effettuata dalla Cgia di Mestre, ci sarebbero due diverse ragioni che giustificano questa differenza:
● la prima è legata all’economia sommersa che caratterizza le regioni del sud Italia, che ha una dimensione che non si riscontra nel resto del Paese. E che, a livello statistico, non permette di tenere conto delle ore che vengono lavorate in modo illegale;
● la seconda è legata più strettamente al mercato del lavoro del Mezzogiorno, il quale è caratterizzato da molta precarietà e dalla presenza del part time involontario, che caratterizza soprattutto i servizi. Oltre al fatto che sono presenti molti lavoratori stagionali, i quali sono impiegati nel settore ricettivo e nell’agricoltura, che contribuiscono ad abbassare la media delle ore lavorate nel corso dell’anno.
A Lecco, Biella e Vicenza si lavorano più ore
Stando ai dati messi in evidenza dalla Cgia di Mestre la provincia nella quale operai ed impiegati hanno lavorato il maggior numero di ore nel 2023 è Lecco: 264,9 giorni. Seguono a ruota quanti sono occupati nel privato a:
● Biella: 264,3;
● Vicenza: 263,5;
● Lodi: 263,3;
● Padova: 263,1;
● Monza-Brianza: 263;
● Treviso: 262,7;
● Bergamo: 262,6.
Sempre nel 2023, le province nelle quali operai ed impiegati sono stati il minor numero di ore in ufficio o in fabbrica risultano le seguenti:
● Foggia: 213,5 giorni;
● Trapani: 213,3;
● Rimini: 212,5;
● Nuoro: 205,2;
● Vibo Valentia: 193,3.
Le retribuzioni sono più alte dove si lavora di più
Nelle aree geografiche del nostro Paese nelle quali si lavorano più ore, aumenta la produttività e, di conseguenza, i salari e gli stipendi risultano essere più elevati.
La Cgia di Mestre riporta che al nord la retribuzione giornaliera risulta essere pari a 104 euro lordi al giorno. Nelle città del Mezzogiorno, invece, ci fermiano a 77 euro, con un differenziale che è pari al 35 per cento.
Andando, invece, a guardare alla produttività, al nord risulta essere superiore del 34 per cento rispetto a quella riscontrata al sud.
Gli esperti della Cgia di Mestre segnalano che “le differenze salariali presenti in Italia nel settore privato sono un problema che ci trasciniamo almeno dagli inizi del secolo scorso. Purtroppo, in questi ultimi decenni il gap è sicuramente aumentato, perché le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che - tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media - sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Non solo. Va evidenziato che queste realtà dispongono di una quota di personale con qualifiche apicali sul totale occupati molto alta (manager, dirigenti, quadri, tecnici, etc.), addetti che per contratto vanno corrisposti stipendi importanti”.
Andando a dare un’occhiata alle retribuzioni medie lorde che vengono pagate a quanti lavorano nel settore privato, si scopre che - nel 2023 - a Milano gli imprenditori hanno erogato degli stipendi medi pari a 34.343 euro. Seguono a ruota:
● Monza-Brianza con 28.833 euro;
● Parma con 27.869 euro;
● Modena con 27.671 euro;
● Bologna con 27.603 euro;
● Reggio Emilia con 26.937 euro.
Le cittadine emiliane brillano per la presenza di settori ad alta produttività e ad elevato valore aggiunto. Vi troviamo, infatti, la produzione di auto di lusso, l’automotive, la meccanica, il biomedicale e l’agroalimentare. Queste aziende - che rappresentano l'eccellenza italiana - hanno garantito ai lavoratori delle buste paga più elevate.
Al contrario, invece, i lavoratori “più poveri” li troviamo a Vibo Valentia, dove viene percepita una retribuzione media pari a 13.388 euro. Nella classifica delle retribuzioni più basse ci sono:
● Nuoro con 14.676 euro;
● Cosenza con 14.817 euro;
● Trapani con 14.854 euro.