AI Act: cosa è cambiato dal 2 agosto, perché le imprese protestano e cosa succederà in futuro
di Lorenzo Romano
Il 2 agosto 2025 è stata una data importante, un passaggio cruciale per l’Europa digitale: sono entrati ufficialmente in vigore i primi obblighi pratici del nuovo Regolamento sull’intelligenza artificiale, l’AI Act, approvato dall’Unione Europea nel marzo scorso. Un cambiamento epocale, che ha messo subito in difficoltà molte aziende – specialmente quelle che lavorano con modelli di intelligenza artificiale generativa – e che apre a nuove regole stringenti nei prossimi anni.
Cosa cambia da subito: gli obblighi già in vigore
Dal 2 agosto sono operative alcune disposizioni fondamentali per chi sviluppa modelli di AI generativa ad uso generale, i cosiddetti GPAI (General-Purpose AI). Si tratta di modelli come ChatGPT, Claude o Gemini, capaci di svolgere un’ampia varietà di compiti senza essere specificamente progettati per uno solo.
Questi modelli devono da ora in poi rispettare una serie di requisiti di trasparenza e sicurezza, tra cui:
documentare con precisione come il modello è stato progettato, addestrato e testato;
pubblicare una sintesi dei dati usati per il training;
dimostrare che i dati usati rispettano le leggi sul diritto d’autore;
adottare misure di sicurezza per evitare usi illeciti o dannosi del modello.
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