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Fisco

A Christmas Tax Carol – Il fisco del Regno Unito- Between fireplaces and tax returns Un Natale inglese, tra Dickens e HMRC

di Gianluca Iannetti

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dic 24, 2025
∙ A pagamento

Londra, 24 dicembre. Fa freddo nel modo tipico inglese: non un gelo violento, ma un’umidità sottile che entra nelle ossa e rende le luci di Natale più morbide, quasi ovattate. Le stazioni sono piene, i treni carichi di famiglie, pacchi, bambini eccitati e valigie che raccontano storie diverse.

Arriviamo nel tardo pomeriggio, accolti da Matteo e Alessandra, torinesi trapiantati a Londra da anni. Lui ingegnere, lei avvocato in un importante studio internazionale. Due carriere solide, due bambini bilingue, quella calma organizzata che spesso in Italia associamo — a torto o a ragione — alla vita oltremanica.

Lasciamo la città quasi subito. Un’ora abbondante verso Ovest, tra autostrade ordinate e poi strade sempre più strette, fino a quando Londra scompare del tutto e restano solo siepi, campi, luci isolate e nebbia.

I Cotswolds a Natale sono un’altra dimensione del tempo.

Arriviamo che è già buio, davanti a un cottage in pietra color miele, con una luce calda che filtra dalle finestre. Fuori, un Land Rover Defender parcheggiato nel vialetto sembra parte dell’arredamento. All’ingresso, Barbour appesi, stivali infangati ordinatamente allineati: segni evidenti che qui il Natale si vive, non si mette in scena.

Appena la porta si chiude alle nostre spalle, il mondo fuori smette di esistere.

Dentro c’è calore. Quello vero.

Muri spessi in Cotswold stone, irregolari, che sembrano tenere fuori non solo il freddo ma anche il tempo. Travi di legno scuro a vista, segnate dagli anni, che raccontano in silenzio decine di inverni simili a questo.

I divani profondi sono coperti da coperte in tartan, cuscini pesanti, colori spenti — verde bosco, rosso scuro, beige — tutto invita a fermarsi, a rallentare.

Al centro della stanza, il tavolo da pranzo: massiccio, vissuto, senza alcuna voglia di nascondere i segni dei pasti precedenti. Sopra, le stoviglie in ceramica inglese Spode, decorate con motivi blu e verdi, leggermente rétro. Quelle che trovi solo nelle case vere, non negli showroom.

Dalla cucina arriva un profumo stratificato: burro, spezie, agrumi, qualcosa che bolle lentamente. È un odore pieno, domestico. È Natale.

I bambini giocano sul tappeto davanti al camino. Le loro voci rimbalzano morbide sulle pareti di pietra, senza mai diventare rumore. Ogni tanto uno di loro corre verso la finestra, appanna il vetro con il fiato e prova a guardare fuori.

Ma fuori non c’è nulla da vedere: solo campi immobili, alberi spogli e una luce lattiginosa che sembra ferma da ore. La campagna inglese a Natale è così: silenziosa, composta, quasi irreale. Sembra custodire qualcosa.

Un gin tonic apre la serata. Poi — per diplomazia culturale — arriva il panettone italiano salvato dalla valigia.

È impossibile non pensare a Dickens. Non alla trama di A Christmas Carol, ma alla sua atmosfera: quella sensazione che il Natale serva a fermarsi, guardarsi indietro e capire dove si è arrivati.

Christmas Eve: Income Tax, National Insurance e l’educazione fiscale britannica

«La cosa che più mi ha colpito qui,» dice Matteo versando da bere, «non è quanto paghi. È come paghi.»

Il sistema britannico dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è progressivo ma leggibile. Aliquote poche, chiare: 20 per cento, 40 per cento, 45 per cento. Una personal allowance di £12.570 esenta una parte significativa del reddito — anche se va detto che è congelata da anni, e l’inflazione ne ha eroso silenziosamente l’efficacia.

«Finché stai sotto certe soglie,» continua, «hai la sensazione che il sistema non ti stia punendo per il solo fatto di lavorare.»

La vera novità, per un italiano, è la National Insurance: un prelievo separato dall’Income Tax, formalmente contributivo, che finanzia welfare e pensioni. È visibile, spiegata, comprensibile.

«In Inghilterra,» penso mentre ascolto, «le tasse non fanno paura. Ti presentano il conto con educazione.»

Anche per le società la logica è simile. Dal 2023 la corporate tax è al 25 per cento sopra £250.000 di profitti, 19 per cento sottosoglia. Una scelta recente, che segna un cambio di passo rispetto al passato, ma inserita in un quadro normativo stabile e coerente.

Fuori, la nebbia avvolge il giardino. Dentro, il fuoco scoppietta. È la vigilia di Natale, e stiamo parlando di tasse senza rovinare l’atmosfera. Un buon segno.

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