2026, abbiamo ancora 6 mesi per sviluppare queste nuove skills
di Mario Alberto Catarozzo
Sei mesi. Questo è il tempo che ci separa dal 2026. Perché ne parliamo in questo articolo, con tono quasi di urgenza? Perché tutti i trend in atto fanno pensare che sarà proprio il 2026 l’anno in cui giungeranno a maturazione molte novità tecnologiche e organizzative, che ridefiniranno il mondo del business e, di conseguenza, anche il mondo professionale. Chi ancora pensa che l'AI generativa sia "roba del futuro" si sbaglia di grosso: innanzitutto, l’AI generativa sta già cedendo il testimone all’AI agentiva, quindi ad agenti di intelligenza artificiale che potranno compiere azioni complesse in totale autonomia, come rispondere al telefono, prendere appuntamenti, segnarli in agenda, inviare una email di conferma, mandare un promemoria e fare report automatici. Tutto da soli, senza più alcun intervento umano. Questo è già presente e mentre state leggendo queste righe, ci sono aziende e studi professionali che si stanno attrezzando per automatizzare queste attività. E questo è solo l’inizio: da qui seguiranno attività sempre più complesse e di valore, che faranno gola a chiunque voglia ottimizzare le risorse come tempo e denaro, voglia risparmiare stress e potenziare le performance della propria attività.
Inizialmente tutti sono tra lo scandalizzato e il preoccupato, com’è giusto che sia di fronte ad una novità di questa portata, che sta cambiando le regole del gioco dopo decenni. Poi cominciano a metterci su la testa, a capirne un po’ di più, ad apprezzare i vantaggi e il fantastico rapporto investimento-ritorno e…cambiano atteggiamento. Lo diciamo con cognizione di causa, perché molti hanno cominciato preoccupati e ora sono entusiasti di potere integrare nell’attività dello studio meccanismi che automatizzano intere attività.
I trend che guidano il cambiamento
Vediamo ora quali sono i trend in atto e cosa dobbiamo aspettarci nel 2026; così, giusto per arrivare preparati all’appuntamento e non dire “non lo sapevo”:
automazione intelligente e AI-CoPilot: non parliamo più di “semplici” software gestionali; oggi un'AI può analizzare 500 pagine di contratti in 10 minuti, evidenziando clausole critiche che prima richiedevano ore di lavoro. Gli studi che non integreranno questi "copiloti digitali" saranno come chi insisteva con la macchina da scrivere nell'era del computer. Si può fare, certo, ma ha un costo importante: rimanere indietro;
il Professionista come consulente strategico “aumentato”: il valore si sta spostando dall'esecuzione alla strategia. Mentre l'AI redige la bozza di un ricorso, dopo averle fornito i prompt giusti e le fonti necessarie, noi ci concentriamo sulla strategia processuale. È la differenza tra "fare" e "pensare": chi saprà pensare con l'AI al proprio fianco moltiplicherà il proprio valore;
client experience iper-personalizzata: i clienti non vogliono più aspettare giorni per una risposta. Si aspettano risposte tempestive, aggiornamenti in tempo reale, consulenza proattiva. Chi lavora ancora solo con email e telefonate rischia di arrivare tardi e il cliente vedrà la differenza.
Quindi? Quali skill sviluppare subito
La premessa è che siamo di fronte ad un cambiamento culturale, di mentalità, prima che tecnologico. L’AI è come una nuova entità che sarà onnipresente e con cui bisogna imparare a interagire in modo adeguato e responsabile. Vediamo cosa il professionista e i suoi collaboratori dovranno imparare a fare per ottenere questo risultato.
Prompting design: è la capacità di "dialogare" con l'AI per ottenere esattamente il risultato desiderato. Un prompt ben fatto trasforma ore di ricerca e di studio in minuti di lavoro mirato. Al contrario, un prompt lacunoso, errato e superficiale, produrrà risultati scadenti e ulteriore perdita di tempo con aggravio di stress;
gestione piattaforme collaborative: padroneggiare in studio strumenti come Notion o Monday per gestire progetti e team diventa fondamentale per il risparmio di tempo. Altro che fiumi di email interne tra colleghi: la collaborazione efficace passa da piattaforme che tracciano, organizzano, velocizzano;
il professionista supervisore: se un tempo il professionista produceva il contenuto, d’ora in poi sarà l’AI a produrlo, sotto la supervisione del professionista. Si tratta, dunque, di saper dare i comandi giusti (prompt) all’AI e poi saper verificare con spirito critico la bontà della risposta. Il principale compito sarà nel riconoscere e correggere eventuali errori commessi dall’AI, non partire da zero e produrre il contenuto come è sempre stato. Lo so, spaventa, perché è un cambio radicale di abitudini;
change management gentile: l’AI deve entrare in studio gradualmente, consapevolmente, in modo guidato e ordinato. I professionisti dovranno saper guidare il team attraverso il cambiamento con empatia e visione. La tecnologia migliore fallisce se le persone la rifiutano. Chiedete al vostro team: "Qual è il compito più noioso che fate?" Bene, partite da lì.
Tabella riepilogativa
Postilla
Molti in aula mi vedono entusiasta quando parlo di questi temi e della tecnologia in generale, quindi pensano che il sottoscritto sia un social addicted, fanatico della tecnologia e sponsor dell’innovazione. La verità è che, anche se la tecnologia mi piace e sono un curioso inguaribile, mi piace altrettanto il rapporto umano alla vecchia maniera, davanti un bicchiere di vino, guardandosi negli occhi; così come mi piace andare a pescare, fare lavoretti manuali e, se potessi, coltivare l’orticello. Ho tuttavia imparato a distinguere ciò che serve da ciò che piace. La tecnologia, l’AI, Internet e i social, per me, se non fossero utili per lavoro, potrebbero rimanere dove sono, ma sono indispensabili e allora cerchiamo di mettere insieme piacere e utilità. La domanda è: “mi serve o non mi serve?”, non “mi piace o non mi piace?”. Quest’ultima tenetela per le passioni e il tempo libero.